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04/04/2011

Madre Poesie

Madre Mother
Non siamo in questo mondo
tanto tempo fa
ebbe fine:
il mondo la guerra la guerra mondiale.
Ti tenni per mano
per attraversarlo
la più piccola mano, la più piccola stella.
Non ti muovesti, poi
io ero morta, poi eri morto tu.
Nella bocca aperta del dolore
c’è una candela.

Non sono col mio respiro,
sono il lento squamarsi
della pelle
e tutto quello che tutte le morti
che ho visto è registrato
nei miei occhi.
Sono stata un albero che ride
accanto a una stufa
di banane mielate,
sono stata una volpe argentata
e l’eleganza dei tacchi a spillo,
sono stata quello
che ti ha buttato giù
e le parole che cerchi,
sono stata vittima di sputi
e di stupri,
il caduto e l’invincibile,
la cagna delle lune,
la frustata della compassione
dietro la droga delle puttane,
il filo rosso
che libera tutti i prigionieri,
il ditale che bilancia
i tuoi bicchierini,
la kalimba che avvolge
i tuoi incubi in ninnananne,
il potere della nascita
quando un bambino muore.

Non siamo in questo mondo
tanto tempo fa
ebbe fine:
il mondo la guerra la guerra mondiale.
Ti tenni per mano
per attraversarlo
la più piccola mano, la più piccola stella.
Perché dovrei piangere ora, ora
che sei entrato nelle tenebre?
Molti come me sono intorno a te.
Il nostro etere è infinito.
Non dovessimo parlare di nuovo
tu scriverai la nostra conversazione.
Dovesse la mia voce non bastare al tuo cuore
(ma questo è impossibile,
sei ancora così piccolo,
sto piangendo alla finestra),
altre voci la solleveranno
e la porteranno al centro
del tuo respiro.

O mio caro, quando scoppiasti in fiamme,
quando le tue ossa si riempirono di bolle,
in quel preciso istante,
chi guidò i semi in un rapido
torrente di cosce e gravò
di gloria le uova bramose?
Quando crescesti da sillabario
a testo di rabbia
per tutta l’ingiustizia di questo
inferno dei grandi profitti,
quando la tua mente fu spezzata,
quando il tuo sesso fu diviso
come la Corea, il Vietnam,
come il Nord e il Sud,
quando i veleni vennero con piacere
e l’antidoto era morto,
chi sferzò l’aria
come se torcesse il collo a una gallina?
chi strappò le penne e le lanciò
per attutire la tua caduta?

Io sono la creatura che corre lungo le strade
gridando il tuo nome contro lo scherno,
sono il sonno del suicida
e la cataratta di capelli immemorabili,
sono l’attacco di libertà ai duri di cuore
e di poesia ai duri di orecchio.
La solitudine, la grazia, il sorriso
che risponde al tuo sorriso
dalle profondità della biologia
di un travaglio e gioia
a cui solo i battiti del cuore del ditirambo si avvicinano,
solo lo strimpellio dell’anima del cosmo definiscono.

Non siamo in questo mondo
tanto tempo fa
ebbe fine:
il mondo la guerra la guerra mondiale.
Ti tenni per mano
per attraversarlo
la più piccola mano, la più piccola stella.


(1984)


Voce: Jack Hirschman
Pianoforte: Gaspare Di Lieto
La poesia resistente! Napolipoesia, 2010

We are not in this world
a long time ago
it happened it was over:
the world the war the world war.
I took you by the hand
through it,
tiniest hand, tiniest star.
You didn’t move, then
I was dead, then you were dead.
In the open mouth of grief
there is a candle.

I am not with my breath,
I am the slow peeling away
of the skin
and all that all the deaths
I’ve seen register
in my eyes.
I have been a laughing tree
beside a stove
of honeyed bananas,
I have been a silver fox
and the elegance of heels,
I have been what has
brought you down
and the words you look up,
I have been the spit-upon
and the ganged,
the slain and the invincible,
the bitch of moons,
the whiplash of compassion
behind the drug of sluts,
the red thread that
liberates all convicts,
the thimble that balances
your jiggers,
the kalimba that wraps
your nightmares in lullabies,
the power of birth
when a child dies.

We are not in this world
a long time ago
it happened it was over:
the world the war the world war.
I took you by the hand
through it,
tiniest hand, tiniest star.
Why should I weep now, now
that you have entered the darkness?
Many like me are around you.
Our ether is without end.
Should we never speak again,
you shall write our conversation.
Should my voice fall short of your heart
(but that is impossible,
you’re still such a child,
I’m weeping at the window),
other voices will lift mine
and carry it to the center
of your breathing.

O my beloved, when you burst into the flames,
when your bones were blistered,
at those precise moments,
who drove the seeds in a rapid
torrent of thighs and targeted
the yearning eggs with glory?
When you grew like a primer
into a text of rage
at all the injustice of this
profiteering hell,
when your mind was broken,
when your sex was split
like Korea, Vietnam,
like the North and South,
when poisons came with pleasure
and the antidote was dead,
who cut through the air
as if wringing a chicken’s neck?
who tore the feathers and flung them
to cushion your fall?

I am the creature who runs through the streets
screaming your name against the mockery,
I am the sleep of the suicide
and the cataract of immemorial hair,
I am the attack of liberty on the hard of heart
and the poem on the hard of hearing.
The solitude, the grace, the smile
that returns your smile
from the depths of the biology
of a labor and joy
only the heartbeats of the dithyramb approach,
only the soul thrums of the cosmos define.

We are not in this world
a long time ago
it happened it was over:
the world the war the world war.
I took you by the hand
through it,
tiniest hand, tiniest star.


(1984)


Voice: Jack Hirschman
Piano: Gaspare Di Lieto
La poesia resistente! Napolipoesia, 2010

Raffaella Marzano