Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

epigrammi-romani

epigrammi-romani
Epigrammi romani 2006 80 Sinan Gudžević è ormai una leggenda. Nelle letterature dei Balcani, della Mitteleuropa e del Mediterraneo non c'è nessuno che anche minimamente possa essere paragonato a Sinan. Sinan è un unicum, un originale. Sinan è una particolarità sui generis. (Boris Novak) 88-86203-18-7 Poesie come pane Raffaella Marzano e Sergio Iagulli Sinan Gudžević e Raffaella Marzano Sinan Gudžević è ormai una leggenda. Nelle letterature dei Balcani, della Mitteleuropa e del Mediterraneo non c'è nessuno che anche minimamente possa essere paragonato a Sinan. Sinan è un unicum, un originale. Sinan è una particolarità sui generis.
I fautori dogmatici del concetto di identità – etica, religiosa, ideologica o qualsiasi altra – credono che l'identità sia esclusiva e monolitica. L'esempio di Sinan dimostra proprio il contrario: la paradossale verità di come l'identità sia molteplice, aperta e fluida. Anche l'originalità di Sinan non è una qualità che rappresenti una critica della tradizione in senso avanguardistico, al contrario, essa è il più nobile risultato, il fiore della tradizione. La parola tradizione nel caso di Sinan dobbiamo usarla al plurale: le tradizioni.

Boris A. Novak

Sinan Gudžević è uno dei rari poeti contemporanei che unisce una vasta cultura moderna a una profonda cultura classica, prevalentemente greco-latina. Questa fusione dà alle sue poesie un’impronta straordinariamente originale... La sua poetica è radicata formalmente nell’epigramma, quel genere letterario, ormai quasi abbandonato, e stilisticamente in un uso molto esigente della litote e della pointe. Nei suoi versi in poche parole egli esprime un mondo, tutto suo, che si innesta poi nel nostro mondo comune.

Predrag Matvejević

Scritti in distici elegiaci e caratterizzati dal virtuoso gioco musicale reso dall’inconsueta fusione di arcaismi e neologismi e dalle rime ed assonanze interne, per la loro qualità ritmica, questi epigrammi sono una vera e propria maestria linguistica. Gudžević prende in prestito il tono dei grandi classici per commentare la quotidianità della Roma odierna, vista dagli occhi di un immigrato che porta in tasca il passaporto di un Paese distrutto dalla guerra.

Asmir Kujović

Proprio per la sua bravura di gioco sia nella «cucina linguistica» che nel mondo totalizzante degli stimoli a prima vista incompatibili e, allo stesso tempo, la sua consueta dedizione alla cosiddetta poetica del concreto, Sinan Gudžević ha veramente segnato il goal sul suolo italico! In questa occasione non resisto a non citare due dei suoi brillanti epigrammi calcistico-esistenziali da questo libro, il 75 e il 77. Se l’abile giocatore di calcetto Sinan avesse giocato per il Partizan contro la Roma, ci sarebbe forse stata qualche probabilità di batterla.

Igor Lasić

Gudžević sta componendo e sillabando i suoi epigrammi con la più severa disciplina del metro classico, del distico elegiaco. Gli esametri e i pentametri gli scorrono armoniosamente e il rigore del distico gli offre l’obbligo e la possibilità di esprimere in modo estremamente conciso quello che ha da dire, tendendo sempre alla pointe veloce ed efficace.

Tonko Maroević
1
Ciò che da tanto bramavi, rimira, anima mia:
Roma che splende nel sol autunnale eterna città.
Anima, godi a fondo il giorno che vivi e Roma,
Anche se questo piacere domani dolore sarà.

2
Più di tutti gli dèi m'è caro il corriere delle anime Ermes,
Più di tutti i saggi Senofane m'è sempre vicino:
Quest’estate il primo portò a me una ragazza,
Tale che dà ragione all'altro: l’Uno è il Tutto davvero.

3
Fiere, bestiame, uccelli decisero la sorte di Roma:
Lupa, grifone, bue, mucca, oca, leone.
A capo di questo serraglio si trova un insolito avo:
Uno tagliato con l’ascia – di legno il cavallo di Troia.

4
Nelle terme a Roma c’erano una volta biblioteche:
Affinché fresco e pulito potessi leggere i libri.
Oggi fra libri polverosi, che sporcano e danno starnuti,
Sarebbero più salutari le terme nelle biblioteche.

5
Ti lamenti, o Silva, che il cane Ulisse attacca la tartaruga.
Vuoi salvarla da lui, devi chiamarlo Achille.

6
Male ho dormito purtroppo, ma per fortuna ho dormito poco,
Disse così Nanìs a chi un dì l’ospitò.

7
Un passerotto saltella sotto una colonna di Piazza di Spagna,
Ferito e dolente, storpio ad un piede e claudicante.
Ma se t’avvicini a lui, lieve dal suolo s’invola,
Tutto agile e potente, come se nulla fosse.
A nessun altro che a lui somigliano queste poesiole —
Siate benevoli, o lettori, mi sfuggì questa parola!

8
Disse Democrito che sempre pensare a qualcosa di bello
È già di per sé il segno di aver una mente divina.
Quindi, una ragazza, da mesi qui a Roma è quello
Che alle menti divine aggiunge anche la mia.

9
Venti e piogge frequenti abbattono frutti dai rami,
Ma far cadere la foglia solo la grandine può.
E da quest’albero incolto spogliato già dall’autunno
Solo l’inverno col gelo togliere i frutti potrà.

10
Fu Parmenide quello che diede per primo la prova
Che della sera l’astro sia del mattino lo stesso.
Una possibile prova si offre anche a me questa notte.
Vuoi sapere qual è? Siedo alla finestra e veglio.

(...)

I
Sve što si vapila, dušo, pred tebe se iznelo jutros:
Večni, jedinstveni Rim, jesenji sunčani dan.
Rimom i današnjim danom do iskapi sladi se, dušo:
Mani što današnja slast sutra je spomen i tišt.

II
Više od bogova sviju skoròteča sklon mi je Hermo,
Više od mudraca svih meni je Ksenofan drag:
Prvi je letos ka meni naputio devojče jedno,
Takvo te s drugim se sad slažem da Jedno je Sve.

III
Zverinje, stoka i ptice odlučili sudbu su Rimu:
Vučica, kraguj, pa vo, krava, pa guska, pa lav.
ȍelo dihanije ove nenavadan predvodnik drži:
Sekirom istesan stvor — trojski od drveta konj.

IV
Nekada terme po Rimu imađahu knjižnice svoje:
Svež da bi ovek i čist mogao knjigu da šti.
Danas, med knjigama prašnim, gde dlanove prljaš i kihaš,
Zdravlju bi značila tvom terma u knjižnici spas.

V
Pas ti se, Silva, Odisej na kornjaču zagoni, kukaš.
Želiš li kornjači spas, zovi Ahìlejem psa.

VI
Spavo na žalost sam loše, no srećom sam spavao kratko,
Tako domaćinu svom Nanis je rekao gost.

VII
Maleni vrabac tetura kraj stupa na Piazza di Spagna,
Loman i bolan je sav, kljast je u nogu te hrom.
Ali kad neko mu priđe, lakokrilo prhne sa zemlje,
Let mu je moćan i lak, kao da nije mu ništ.
Niemu drugom do njemu ne lie ni ovi pesmuljci —
Budi mi, štioe, sklon, ova mi ote se reč.

VIII
Demokrit veli da vazda o nečem razmišljati lepom
Samo po sebi je već uma božanskoga znak.
Devojče jedno je, tako, mesecima ovde u Rimu
Ono što svrstava um među božanske i moj.

IX
Vetar s olujama čini da opada plod sa drvéta.
Opao da bi i list mora da udari grád.
Ali sa divljake ove što jesen joj odnese lišće
Moći će otresti plod jedino zima i mraz.

X
Jedna te ista da jeste Večernjača s Danicom zvezda
Tu je dokazao stvar Parmenid prvi od svih.
Dokazni postupak jedan i meni je ponuđen noćas.
Pitaš za postupak moj? Sedim uz prozor i bdim.
Gudžević Sinan
Sinan Gudžević, nato nel 1953 a Grab (Novi Pazar) Serbia. Ha studiato la filologia classica e metrica antica all’Università di Belgrado e a Düsseldorf (Germania). Ha pubblicato versi nella raccolta "Gradja za pripovetke" (Materiale per i racconti), Belgrado (1978) e su riviste in Jugoslavia, Germania, Stati Uniti, Italia, Francia, Polonia, Romania. Nel 2001 ha pubblicato a Spalato un suo libro intitolato “Epigrammi romani”, che comprende più di 100 testi, scritti tutti in distici elegiaci, frutto di suoi soggiorni a Roma.
Ha viaggiato molto e soggiornato in paesi europei e sudamericani.
Traduce in serbo-croato poesia classica greca e latina (Anthologia Palatina, Teognide, Callimaco, Gregorio Nazianzeno, Ovidio, Marziale, Properzio) poesie e prose latine del Rinascimento (Petrarca, Vives, Giano Pannonio, Pico della Mirandola ecc.) gli epigrammisti germanici (Opitz, Logau, Czepko, Goethe, Schiller, ed altri). Ha tradotto dal portoghese una raccolta di epigrammi di Fernando Pessoa. Ha scritto una serie di testi sulla guerra linguistica serbo-croata.
Risiede attualmente a Zagabria. Ha pubblicato in italiano: poesie su: "Pagine", numero 18 (settembre-dicembre 1996), Roma, 1996, pp. 21-22; da "Epigrammi romani" su: Il Segnale, numero 50, Milano 1998, pp. 38-40; un saggio critico: "Cuius regio eius lingua" su: Quaderni Fondo Moravia, numero 1, Roma 1998, pp. 163-170.
E' uno dei poeti fondanti della casa della poesia. Ha partecipato a "Poesia contro la guerra" (maggio 1999, Casa della poesia, Baronissi e dicembre 2001 Salerno), "Napolipoesia. Incontri internazionali" (Napoli, settembre 1999 aprile 2001), "Verba Volant. Incontri internazionali di poesia" (Salerno, giugno, 2000); "Parole di mare. Incontri internazionali di poesia" (Amalfi, luglio 2000); "Lo spirito dei luoghi. Incontri internazionali di poesia" (Baronissi, Casa della poesia, ottobre 2000); "Il cammino delle comete" (novembre 2001 e maggio 2002, giugno 2003), "Sidaja" (Trieste, settembre 2001); "Incontri internazionali di poesia di Sarajevo" (Sarajevo 2002); "In memoriam. Izet Sarajlić" (Salerno 2003).
Ha tradotto in italiano insieme con Raffaella Marzano il libro di Izet Sarajlić “Qualcuno ha suonato” (vincitore del Premio Maravia 2001).
La sua raccolta “Epigrammi romani” è stata pubblicata in traduzione nel 2006 presso la Multimedia Edizioni.
È tra i poeti fondanti della Casa della poesia ed uno dei più attivi collaboratori.
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