Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

senghor-i-i-leopold-sedar Biografia

Léopold Sédar Senghor
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Léopold Sédar Senghor, letterato e uomo politico senegalese (Joal 1906-Verson, Normandia, 2001). Educato nella scuola cattolica di N'Gabosil, frequentò il liceo di Dakar e completò gli studi universitari a Parigi. Professore aggregato prima al liceo di Tours e poi di Parigi, si arruolò nell'esercito francese allo scoppio della seconda guerra mondiale. Fatto prigioniero si adoperò per organizzare la Resistenza.
Alla fine del conflitto entrò nel Bloc Africain e fu eletto con Lamine Gueye deputato del Senegal alla Costituente Francese, collaborando alla redazione della Costituzione dell'Unione Francese. Membro del Partito Socialista Francese, ne uscì nel 1948 fondando il Bloc Démocratique Sénégalais e divenendo, nel 1951, leader degli Indépendents d'Outre Mer, il gruppo dei deputati dei possedimenti francesi all'Assemblea Nazionale di Parigi. In polemica col Rassemblement Démocratique Africain di F. Houphouet-Boigny, dette vita nel 1956 al Bloc Progressiste Sénégalais e nel 1958 al Parti du Regroupement Africain. Consigliere del Gran Consiglio dell'Afrique Occidentale Française (AOF) dal 1947 al 1958, fu segretario di Stato alla presidenza del Consiglio nel governo Faure (1955-56), ministro consigliere del governo de Gaulle per gli Affari Culturali, l'Educazione e la Giustizia nel 1959-60, membro dell'Assemblea Consultiva del Consiglio d'Europa e rappresentante della Repubblica autonoma del Senegal nel Senato della Comunità Francese nel 1959. In questo stesso anno creò, con Modibo Keita, la Federazione del Mali (Senegal e Sudan Occidentale) nella quale fu presidente dell'Assemblea. Scioltasi la Federazione nell'agosto del 1960, fu eletto presidente della Repubblica indipendente del Senegal, carica che ha ricoperto sino al 31 dicembre 1980. Dopo aver sventato nel dicembre 1962 un tentativo di colpo di stato a opera del primo ministro Mamadou Dia, varò nel marzo 1963 una nuova Costituzione che istituiva un regime presidenziale il cui carattere fortemente autoritario venne attenuandosi nella seconda metà degli anni Settanta.

Poeta di straordinaria sensibilità, si impose all'attenzione della critica e del pubblico fin dalla sua prima raccolta lirica, "Chants d'ombre" (1945; Canti d'ombra). Dalla poesia elegiaca e personale, espressione della nostalgia per la terra lontana e per una négritude da riconquistare, Senghor passò presto alla poesia impegnata di "Hosties Noires" (1948; Ostie nere), segno di una presa di coscienza politica e di un'adesione al movimento nazionalista africano. Seguirono altre raccolte: "Chants pour Naëtt" (1949; Canti per Naëtt), che risuscitano attraverso ritmi e immagini la tradizione ancestrale, "Ethiopiques" (1956; Etiopiche), affermazione della propria missione e dei valori della négritude," Nocturnes" (1961; Notturni) e "Lettres d'Hivernage" (1972; Lettere della stagione delle piogge) e, infine, "Elégies majeures" (1979; Elegie maggiori), che cantano il rimpianto per il mondo della poesia ormai negato all'uomo politico.
Le sue idee, espresse in articoli, discorsi e saggi, sono raccolte in "Liberté I. Négritude et Humanisme" (1964; Libertà I: negritudine e umanesimo), "Liberté II. Nation et Voie Africane du Socialisme" (1971; Libertà II: La nazione e la via africana al socialismo) e "Liberté III. Négritude et civilisation de l'universel" (1977; Libertà III: Negritudine e civilizzazione dell'universale), "Liberté IV. Socialisme et Planification" (1983; Libertà IV: Socialismo e pianificazione), "Liberté V. Dialogue des Cultures" (1993; Libertà V: Dialogo fra le culture). Nel 1983 è stato eletto Accademico di Francia. In occasione dei suoi 90 anni, nel 1996, sono stati pubblicati i suoi testi chiave per capire il concetto di négritude pubblicati tra il 1947 e il 1979 nella rivista "Présence africaine" ("Léopold Senghor et la revue Présence africaine").

Casa della poesia si è occupata più volte di Senghor e della sua poesia, in diverse manifestazioni e in seminari di studio.


da: www.sapere.it