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04/04/2011

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Lance Henson
LANCE HENSON, POETA CHEYENNE

Intervista

(di Giulio Bianchi)


D – Seguo da parecchio la tua attività non solo di poeta, ma anche di ambasciatore della cultura nativa americana. Perché ti vediamo sempre più frequentemente in Italia negli ultimi tempi?
R – Da anni ormai lavoro in Italia ed in generale in Europa più che negli Stati Uniti. Laggiù infatti cercano di soffocare la mia voce, perché sono Cheyenne e per di più fautore di tendenze separatiste ed il mio messaggio viene rifiutato dalla mentalità comune. Probabilmente però qualcosa cambierà nel prossimo futuro perché insieme ad altri insegnanti stiamo per portare a termine un progetto a cui lavoriamo da ben quindici anni: l’apertura, negli USA, di una nuova Università che darà voce e diffusione ad una cultura alternativa rispetto a quella dominante, in quanto basata su un sistema di pensiero molto più metaforico di quello occidentale e su di un modello di insegnamento non lineare. Questa Scuola, che si chiamerà “Red Winds College” non sarà legata a nessun tipo di college, neppure a gestione tribale, ma sarà del tutto indipendente e svincolato da qualsiasi altra istituzione accademica. Il “Red Wind College” si configurerà come un Campus itinerante, che si sposterà di continuo in altre sedi universitarie. L’accesso ai corsi sarà riservata esclusivamente ai membri di popolazioni indigene , ma non solo nordamericane. A tale proposito posso anticiparti che stiamo già prendendo accordi, tramite il poeta Apirana Taylor, con le comunità aborigene della Nuova Zelanda per portare la nostra attività anche laggiù.

D – Quali sono a tuoi giudizio i principali problemi che la comunità Cheyenne dell’Oklahoma si trova ad affrontare?
R – Il principale, dal quale discendono anche gli altri problemi, è l’ostilità delle Istituzioni statali e federali statunitensi che ci perseguitano perché siamo tra i pochi popoli tribali a non aver alienato i propri diritti sulla terra che ancora possediamo e che non intendiamo intaccare. Sotto le nostre proprietà dell’Oklahoma esistono infatti ingenti riserve di gas e di petrolio, per un valore stimato attorno ai sei miliardi di dollari, che siamo riusciti a mantenere ancora intatte in ossequio al principio di inviolabilità della terra insito nostra cultura . Le compagnie petrolifere multinazionali stanno lavorando in combutta con lo stato dell’Oklahoma e con il Congresso degli Stati Uniti per cercare di impossessarsi degli idrocarburi e delle altre risorse minerarie. Perciò il popolo Cheyenne viene severamente punito per essere tra i pochi a difendere strenuamente questi beni. Negli ultimi tempi ci siamo visti ridurre gli aiuti sociali sempre più drasticamente e in misura proporzionale alla fermezza che dimostriamo nel respingere le minacce ai nostri diritti sia materiali che umani. Con la stessa logica proporzionale vengono progressivamente calpestati i diritti sanciti dagli storici trattati stipulati con il Governo americano. Lo stesso Governo per mezzo del suo braccio operativo, il “Bureau of Indian affairs”, fa si’ che per ogni dollaro stanziato per la nostra riserva, solo tre centesimi giungano realmente ai Cheyenne. Temo che entro la fine del mandato presidenziale di Clinton le autorità cercheranno di invalidare totalmente i trattati ancora in vigore.

D – Cosa pensi della politica di frazionamento delle terre tribali Cheyenne operata in Oklahoma agli albori del ‘900 ?
R – La divisione dei possedimenti comuni in appezzamenti privati non è stato altro che un metodo per rubare in modo legale la terra dei nativi. Nel 1904 il primo governatore dell’Oklahoma operò in modo che i figli delle famiglie Cheyenne proprietarie dei terreni più ricchi venissero sottratte, a volte anche con la forza, ai propri genitori naturali e date in adozione a famiglie di bianchi. Ufficialmente ciò veniva giustificato con la considerazione che i genitori nativi non possedevano una cultura adeguata per allevare ed educare correttamente i bambini, ma in realtà il provvedimento era finalizzato a trasferire alle nuove famiglie, insieme ai bambini, anche i diritti sulle terre che i piccoli avevano in quanto indiani. E’ facile dimostrare il carattere pretestuoso di questo modo di agire, specie se si pensa che la politica adottata nei confronti degli indiani ricalca fedelmente quella seguita dai colonizzatori nei riguardi di quasi tutti i popoli tribali.

D – Quali sono le differenze culturali tra i due gruppi in cui si divide attualmente il popolo Cheyenne: quello settentrionale, stanziato nel Montana, e quello meridionale, stanziato in Oklahoma?
R – I Cheyenne settentrionali e meridionali hanno lo stesso governo tradizionale, la stessa lingua, la stessa cultura , le stesse credenze religiose , le stesse tradizioni e le stesse cerimonie. Varia solo, nell’ambito di una comune concezione teologica, l’individuazione della fonte del potere, costituita dalle quattro frecce per i Cheyenne meridionali e dal copricapo con la testa di bisonte per i Cheyenne settentrionali.

D- Un elemento fondamentale della tradizione dei popoli nativi nordamericani è la stretta connessione tra natura ed uomo. Quanto è rimasto forte attualmente questo rapporto nella cultura e nella religione dei Cheyenne?
R – Nella visione dell’Universo propria della tradizione Cheyenne , l’esistenza dell’uomo è strettamente legata al mondo naturale e quindi alla vita delle piante, degli animali e della terra stessa. Tutte le cerimonie tribali si svolgono pertanto in base ad un calendario naturale, legato all’avvicendarsi delle stagioni e ai periodi di fioritura di determinate piante, che vengono appunto utilizzate nelle pratiche di rito. Noi Cheyenne siamo uno dei pochi popoli nativi degli Stati Uniti la cui religione è rimasta così intrinsecamente legata alla natura ed alle piante. Anzi, la nostra religione ci impone una sfida che dobbiamo cercare di vincere. Infatti siamo convinti che se riusciremo a mantenere vive le nostre tradizioni e le nostre cerimonie anche le piante , gli animali, i corsi d’acqua e tutti gli esseri viventi che compongono il variegato mosaico della natura riusciranno a sopravvivere. La consapevolezza di dovere compiere questa missione è un valore fondamentale presente non solo nella religione dei Cheyenne, ma anche nelle religioni dei popoli tribali di tutto il mondo, che sono designati custodi e guardiani degli elementi naturali , ai quali sono legati da profondi vincoli stabiliti dalla loro cultura. La necessità di salvaguardare tutto il creato in ogni suo aspetto è il messaggio che ho ricevuto in quanto Cheyenne e che posso, in quanto poeta, trasmettere al maggior numero di gente possibile.

D – Qual’è l’atteggiamento dei giovani nativi verso la cultura tradizionale: adesione, rifiuto, indifferenza?
R – A cominciare dalla mia generazione, che è ormai costituita da padri e persino da nonni, si è verificata nella Nazione Cheyenne una rinascita dell’interesse verso le tradizioni ed un impegno a mantenerle in vita. Esemplificando posso dirti che mio figlio ha scelto di seguire i principi tradizionalisti. Tra di noi il filo della tradizione non verrà reciso perché quest’anno io finirò il mio ciclo di danze del sole e lui mi subentrerà assicurando la continuità di questa cerimonia (la più importante cerimonia degli indiani delle pianure n.d.r.). Inoltre tra breve egli si laureerà in studi sui nativi americani al Fort Louis College di Durango, in Colorado, un scuola innovativa frequentata da giovani che provengono da tribù diverse ai quali vengono fornite le basi necessarie per portare avanti la loro cultura, tradizioni e cerimonie. La maggior parte di essi vive secondo i principi della tradizione: non beve , non fuma droga e si adopera per dare continuità alla cultura nativa.

D – Puoi parlarci della “Native american Church”, il culto sviluppatosi agli inizi del 900 proprio tra i nativi americani dell’Oklahoma?
R – La “Native American Church” è un movimento religioso pantribale la cui dottrina è basata sull’amore e sulla spiritualità che possono essere raggiunti grazie a quella particolare medicina che è il pejote (frutto di un particolare cactus con effetti allucinogeni n.d.r.) L’attaccamento dei Cheyenne verso questo credo religioso è particolarmente intenso, come ho modo di constatare ogni anno quando torno in Oklahoma per partecipare alla danza del sole.

R – Qual’è il rapporto tra i Cheyenne e la politica americana: vi sentite rappresentati da qualche partito in particolare?
D – Premetto che il Governo americano ha gravemente corrotto una parte del popolo Cheyenne, che ha perso cognizione della propria identità e soffre di un patriottismo quasi malato. Invece il clan a cui io appartengo, quello dei “Dog Soldiers” (uno dei tanti clan- corporazioni in cui è articolata la società Cheyenne), ha assunto un atteggiamento di netto rifiuto rispetto alla politica e al Governo statunitensi. Riteniamo infatti che tutti i partiti politici americani, non importa se democratici o repubblicani, siano parte integrante di uno stesso sistema basato sul colonialismo. Pertanto non solo non ci riconosciamo in alcun partito , ma riteniamo che la nostra cultura non abbia nulla in comune con quella proposta dalla società americana.


in: www.liverock.it
Lance Henson è una delle grandi voci della letteratura americana contemporanea e lo dimostrano le innumerevoli traduzioni delle sue opere, delle sue poesie che appaiono persino nelle antologie scolastiche italiane, quale unico rappresentante, insieme a Walt Whitman, della poesia nordamericana. Lance David Henson, nato a Washington, D.C. nel 1944 e cresciuto nell'Oklahoma occidentale con la sua tribù, è un poeta Cheyenne tra i più rappresentativi della cultura dei nativi d'America. Laureato...