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04/04/2011

Sidaja. 2002 Trieste Presentazione

I confini sono muri, barriere, luoghi di separazione, ma anche varchi, ponti, luoghi di incontro. Dietro i confini spesso si celano i nemici, gli altri i diversi, ma dietro i confini ci sono anche i desideri, la voglia di conoscenza, l’identificazione con l’altro, un altro sé. Il noto e l’ignoto che dovrebbero essere separati nettamente e guardarsi in cagnesco si confondono, si miscelano. Eppure i confini sono anche ferite, cicatrici, tagli arbitrari, imposizioni, coercizioni. Ma sono anche muri da scavalcare, porte che si aprono, meraviglie da scoprire. E la poesia può essere proprio questo attraversamento di confini, luogo di incontro e di scambio. Terra di sperimentazione di nuove relazioni e di nuove possibilità.
Quando poi la città di confine è una città di mare, una città di porto, allora i confini sono ancora più labili, più mobili, sembrano seguire i movimenti delle onde, le risacche, le maree, essere preda del maestrale, della bora. Le città di confine e le città di mare sono anche ponti proiettati su un’altra riva, su altre terre, e ovviamente anche la poesia è ponte, è proiezione verso altri territori, verso altri luoghi dello spirito.