A circa cinque anni dall'istituzione del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli sono particolarmente felice di ospitare di nuovo nello splendido Anfiteatro del Golfo, la seconda edizione di "Napolipoesia nel Parco", con una rassegna dedicata alla grande poesia internazionale in uno scenario straordinario, ricco di storia, di bellezza che è essa stessa speranza. Con Napolipoesia si vuole continuare a proporre un nuovo percorso per rilanciare dai Camaldoli un nuovo modo di vivere le periferie, scoprendone gli angoli, gli ampi panorami, l'identità.
Il tema dello "spirito dei luoghi" rappresenta l'occasione per una riflessione sul rapporto tra l'uomo e l'ambiente, e soprattutto per un confronto tra culture diverse, aperto a tanti significati, a tante sfumature. A partire dallo scambio, dall'influenza reciproca che nasce tra evento e luogo che lo ospita: da un lato le colline che con Napolipoesia si caratterizzano come nuovo nodo culturale della città, dall'altro Napolipoesia che portato ai Camaldoli richiama l'attenzione su aree attualmente escluse dai classici circuiti
deputati alla cultura. Per il futuro mi auguro che l'arte diventi, per un pubblico sempre più ampio, la chiave interpretativa del territorio e della società, un modo per accedere al sapere e alla consapevolezza dei diritti e dei doveri di una comunità e della sua consapevolezza di abitare un luogo. È con questa consapevolezza e in questa direzione che intendiamo lavorare anche nei prossimi anni, costruendo un grande evento annuale che porti a Napoli poeti e artisti da ogni parte del mondo.
Il Presidente dell'Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli, Agostino di Lorenzo
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Il ritorno di Napolipoesia nel Parco coincide con il rilancio di uno dei temi a noi più cari, quella riflessione sullo “spirito dei luoghi”, che ci è sembrato un nodo cruciale nel rapporto dialettico natura/cultura, a cui è probabilmente legato il destino stesso dell’umanità. I luoghi appaiono come il testimone muto di una storia fatta di violenze e di catastrofi o di rispetto, di cultura dell’abitare. La crisi ambientale legata all’irresponsabile volontà di dominio e di sfruttamento dell’individuo e della specie sulla natura, trova probabilmente fondamento nella rottura di quella “sacra unità” che ispirava ed ispira popoli che il pensiero occidentale ha classificato come primitivi ed incolti, destinandoli al disprezzo ed all’oblio.
Ma gli incontri internazionali affrontano da un versante particolare questo tema e con gli strumenti che gli sono consueti: conoscenza confronto rispetto, testi poetici e musica.
Troppo spesso il discorso sull’ambiente è un altro modo di prevaricare mantenendo al centro l’uomo e i suoi interessi economici, la costruzione di una nuova ed improbabile mitologia con fini politici strumentali, spesso caratterizzata da risvolti razzisti o da bellicose rivendicazioni territoriali. Lo “spirito dei luoghi” va invece colto attraverso un atto di umiltà, una disposizione all’ascolto che sia sincera e disinteressata: non parlare dei luoghi, ma “ascoltarli”. Ma come fare se appena qualche riga più sopra ne parlavamo come di un testimone muto?
La poesia può tentare di essere la voce di questo spirito che vede di nuovo uniti tutti gli esseri viventi, in una relazione dinamica. Per questo il primo aspetto è la conoscenza, testimoniato dalla presenza di poeti provenienti da diverse parti del mondo, che ci presentano diverse esperienze nate in contesti diversi. Qualcuno di loro potrà evocare la figura di un moderno sciamano, altri appariranno più vicini alla nostra esperienza, ma tutti potranno donarci una nuova sensazione, un nuovo punto di vista.
Attraverso il confronto ed il dialogo tra queste esperienze nasce una nuova consapevolezza che attinge territori profondi dell’essere, che comprendono sia la sua parte razionale che quella inconscia.
Nel rispetto reciproco, tra l’uomo e l’ambiente, tra culture diverse, tra esseri che possano finalmente vivere la propria individualità come un elemento di arricchimento e non di contrapposizione, può nascere un vero “nuovo inizio” , un ritorno alla sacra unità che può rappresentare l’unico progresso vero, in grado di porre un argine ai guasti dello sviluppo, dello sfruttamento, delle guerre per il petrolio e per l’acqua, del dominio dell’uomo sull’uomo e sull’ambiente.
Non si creda che tutto questo sia pacifico: molti hanno dovuto fuggire dai propri paesi, allontanarsi dai propri affetti, subire processi, persecuzioni e carcere, per aver sostenuto una posizione critica, per aver esercitato questa volontà di resistere all’ineluttabilità dell’attuale ordine costituito, alla sua palese ingiustizia, alla sua avidità, alla sua connaturata violenza.
Vi invitiamo dunque ad accogliere questi nostri ospiti con uno sforzo di purezza, con un atto solo apparentemente semplice: ascoltare. Lasciare che queste voci di poeti, che la musica che li accompagna, siano le voci dei loro luoghi, dei nostri luoghi, dei vivi, degli antenati morti, dei fiumi, delle montagne, dell’unica razza umana e del suo destino di parte di una totalità.
Un aiuto non piccolo, crediamo, lo darà questo luogo, la collina dei Camaldoli, che contribuisce a frapporre una distanza tra noi e la metropoli, luogo creativo e caotico per antonomasia, in cui le relazioni si sovrappongono freneticamente fino a sbiadire nell’indistinto. Una distanza per vedere meglio, prima di ritornare nella realtà urbana con una nuova consapevolezza.
L’esperienza accumulata nel corso di quasi quindici anni di incontri organizzati in varie regioni d’Italia ed all’estero, ci rende fiduciosi nella capacità di trasformazione che la poesia sa operare in chi la voglia davvero ascoltare, certi della capacità di trasmettere il tesoro grande di umanità e di sensibilità che ognuno di questi nostri amici porta con sé e vorrà condividere con tutti noi.
Per questi motivi ribadiamo lo stesso auspicio della precedente edizione: anche questa volta vi auguriamo, non convenzionalmente ma con grande convinzione, semplicemente Buon ascolto!
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COMUNICATO STAMPA
Nei giorni 17, 18 e 19 luglio 2009 nell’incredibile scenario naturale e paesaggistico del Parco dei Camaldoli, nell’Anfiteatro del Golfo, si svolgerà una nuova straordinaria edizione di Napolipoesia nel Parco.
L'evento, promosso dall'Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli e curato da Casa della poesia, vedrà la partecipazione di grandi autori internazionali, spesso in interazione con musicisti di varie aree musicali.
L’obiettivo è duplice: realizzare a Napoli uno dei più importanti ed ampi eventi poetici internazionali e valorizzare un progetto così straordinario e innovativo, come il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli, attraverso un prodotto culturale, spettacolare, di eccellenza.
Gli Incontri internazionali prevedono la presenza di 15 tra i maggiori poeti contemporanei, provenienti da diverse nazioni e continenti. I poeti vivranno per almeno tre giorni la città e il Parco, insieme ai loro colleghi e amici, ai musicisti, a studenti, giovani scrittori e appassionati.
Il tema di questa edizione “lo spirito dei luoghi”, vuole analizzare il legame tra tradizione e modernità, tra culture dei territori e sviluppo sostenibile, tra necessità di comunicazioni globali ed esigenza di tutela delle diversità.
Tra i poeti invitati alcune autentiche star e grandi poeti emergenti, ampiamente riconosciuti nel proprio paese, stelle in ascesa a livello internazionale.
Personaggio straordinario, Taslima Nasrin, del Bandladesh, donna e scrittrice, perseguitata e in fuga, icona di libertà, di lotta, di resistenza, di emancipazione della donna nel mondo islamico.
Tony Harrison, probabilmente il maggiore poeta di lingua inglese contemporaneo e uno dei più famosi e pubblicati al mondo. Poeta come “corrispondente dal fronte e come storico e coscienza della sua epoca”.
Dalla California, tre straordinarie poetesse e tre interpreti di una poesia performativa, di forte interazione con la musica jazz, l’afroamericana Devorah Major, Genny Lim, di discendenze cinesi e inuit, Opal Palmer Adisa, di discendenza caraibica jamaicana. Tre grandi voci, e tre grandi canti di libertà e amore.
Viene dalla Spagna, Juan Carlos Mestre, poeta-cantastorie visionario che con la sua fisarmonica propone immagini nelle quali realtà e invenzione si miscelano in maniera sublime in atmosfere incantate.
Paul Polansky, personaggio quasi leggendario di americano che vive da anni nei Balcani. “Voce dei senza voce”, “voce degli esclusi”, megafono poetico del popolo più maltrattato ed oppresso della storia, quello “rom”.
Viene dal deserto del Sahara, il grido di resistenza del popolo tuareg nella poesia e nel canto di Hawad, poeta, calligrafo, ambasciatore di una cultura nomade di cui è erede.
Adel Karasholi, siriano, tra i più importanti poeti arabi contemporanei. Vivendo da molti anni in Germania è diventato un vero ponte tra la cultura araba e quella europea. Appassionato e studioso di Brecht, riesce a far incontrare tradizione araba, densa di emozioni e di canto, ricca di metafore, con la tradizione “profana” della poesia tedesca moderna.
Dai Carabi, dalla bellissima e poverissima Haiti Louis-Philippe Dalembert, uomo-tartaruga, come si definisce lui stesso, trascina il suo “sogno di ritorno” dall’Europa all’Africa del Nord, dal Medio Oriente all’Africa Nera, passando per le Americhe e per gli altri paesi dei Carabi, in un canto malinconico dell’erranza e della memoria.
E da altre isole, le Azzorre, viene il portoghese Ivo Machado, portando con sé, come ogni isolano, nell’espressione, nel sentimento, nel tempo, la memoria insondabile di venti, onde, maree, il desiderio del viaggio assieme a quello del ritorno, il desiderio di libertà e di conoscenza.
Dall’Africa nera, la magia, i colori, i ritmi del continente bellissimo e martoriato, una delle figure emergenti della nuova poesia africana, Gabriel Okoundji.
Michel Cassir è nato in Egitto, cresciuto in Libano, vissuto in Messico e ora in Francia. Quella di Cassir è una vera poesia del Mediterraneo, che profuma di spezie e di salsedine, che fa incontrare uomini e culture, che diventa luogo d’arrivo di memorie collettive e condivise.
A rappresentare la poesia italiana contemporanea due tra i migliori interpreti napoletani, da tempo ormai assurti a livello nazionale ed internazionale e tra le voci più originali ed importanti del circuito, Mariano Bàino e Michele Sovente.
Mariano Bàino è stato tra i poeti che negli anni ’90 hanno animato in Italia un dibattito su moderno e postmoderno, avanguardia e tradizione, e, più in generale, sul mutare delle strutture comunicative e sugli effetti di derealizzazione nella società massmediale, utilizzando spesso ironia e giocosità.
Michele Sovente è certamente uno dei più originali ed apprezzati poeti italiani contemporanei. Le tre lingue nelle quali si esprime si propongono come tre lingue diverse, ma sorelle, che si rincorrono e s’insinuano l’una nell’altra: il latino, l’italiano, il dialetto di Cuma.
Una magnifica occasione per i napoletani e tutti i campani per riscoprire questo luogo magnifico ricco di storia e di natura preservata che è il Parco dei Camaldoli, poco conosciuto e frequentato, di ammirare lo splendido panorama dell’anfiteatro che si affaccia su tutto il Golfo con l’isola di Capri di fronte.
Un'occasione irripetibile, per i non napoletani, di visitare una città bellissima, di immergersi nelle sue bellezze e nella sua cultura e di trascorrere tre serate ascoltando versi di poeti di tutto il mondo.