La forza di questa raccolta è anche nel suo sapiente e intenso verticalismo analogico e sonoro, quest’ultimo giocato quasi per intero su una musicalità dettata da un endecasillabo sicuro e insistito, con poche eccezioni, e da una padronanza plastica della lingua che lo spinge a plasmare versi di vibrante energia verbale, spesso elencativi, ma incisivi nella loro assenza di interpunzione. E tutto questo all’indomani di quello straordinario (in senso letterale, cioè fuori dall’ordinario) lavoro compiuto con le toccanti voci di "26. Tribute to the twenty-six dead woman" (2020) dove è andato a scandagliare nella tragedia dei naufragi nel Mediterraneo delle imbarcazioni di migranti riportando dall’acque più profonde un canto ammonitore e fermo, tutto al femminile, un canto pieno però di amore e vita al pari di questo che ora qui possiamo leggere.
Francesco Napoli