Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

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Blanca Wiethüchter Bolivia spagnolo Blanca Wiethüchter è nata a La Paz (Bolivia) nel 1947, da padre tedesco e madre cilena di origine tedesca, ed è perfettamente bilingue anche se non ha mai scritto in quella che ritiene la sua vera madrelingua. Ha studiato all’Universidad Mayor de San Andrés, dove si è laureata in Lettere nel 1970. Più tardi si è trasferita a Parigi dove ha continuato i suoi studi, conseguendo una laurea in Scienze dell’Educazione (Sorbona, Parigi V, 1973), e un master in Letteratura Ispanoamericana (Parigi VIII, 1975). Da allora ha sempre lavorato come docente universitaria, coprendo in diversi momenti le cattedre di Letteratura Spagnola, Letteratura Moderna e Letteratuta Boliviana. Ha diretto il Dipartimento di Arte e Cultura dell’Università Cattolica Boliviana a La Paz. Sposata con il musicista boliviano Alberto Villalpando, si è dedicata con uguale intensità e contemporaneamente alla critica letteraria e alla propria scrittura poetica. La sua prima raccolta, "Asistir al tiempo", è del 1975; il primo libro di critica è dedicato al grande poeta boliviano suo maestro, "Jaime Saenz: Las estructuras poéticas en la obra de Jaime Saenz" (1976). Nella sua scrittura poetica predilige la forma del poemetto, usa il verso libero, e il ritmo, soavemente scandito, è affidato soprattutto ai parallelismi e alle ripetizioni. La poesia è per la Wiethüchter uno strumento di esplorazione dell’essere, nelle zone più riposte e segrete («el sótano», la cantina dell’anima, o la notte, tante volte invocata nei suoi versi), ma anche in quelle più vicine alla coscienza e alla veglia, dove si trovano gli affetti più immediati, la vita di ogni giorno, le figlie, alle quali dedica una delle raccolte poetiche...
Di lei, e del suo libro "El rigor de la llama", ha detto lo scrittore Javier Sanjinés Casanovas: «Viaggio introspettivo, questo nuovo poema conferma la fervente ed esigente passione che Blanca ha avuto sempre per la parola. er lei il linguaggio non è la pacifica forma che ricuce le differenze tra il mondo degli esseri e quello delle cose, bensì il fuoco, la fiamma, che la costringe ad indagare sul luogo, che lei, poetessa e donna, occupa nel mondo».
Blanca Wiethüchter si è interessata anche di cinema e di televisione. Ha scritto la sceneggiatura per un film tratto da un racconto di Oscar Cerruto ("El circulo", 1985), ed è stata responsabile della sceneggiatura e della regia dei seguenti film per la televisione: "Los habitantes de la ciudad" (tratto da un testo di Jaime Saenz, 1989), "Lorgio Vaca" (1989, documentario), "Co Ore Pora Viqui" (1990), "Tunupa" (documentario di finzione, 1992).
Altre opere poetiche: "Travesía" (1978); "Noviembre 79" (1979); "Madera viva y árbol difunto" (1982); "Territorial" (1983); "En los negros labios encantados" (1989); "Memoria solicitada" (1989); "El verde no es un color" (1992), "El rigor de la llama" (1994), "La lagarta" (1995), "Itaca" (2000), "Luminar" (2005), "Ángeles del miedo" (2005) e l’antologia "La piedra que labra otra piedra" (1998).
Con una fulminante incursione nella scrittura di finzione attraverso la novella "El jardín de Nora" (1998); "Il giardino di Nora" (in preparazione presso Sinopia), l’itinerario creativo di Blanca Wiethüchter impone uno degli esiti piú riusciti della prosa narrativa boliviana recente.
Saggistica: "Poesia boliviana contemporánea" (Cerruto, Saenz, Shimose, Urzagasti), in "Tendencias actuales de la literatura boliviana" (Valencia, 1985).
In Italia, Sinopia Libri di Venezia, ha pubblicato il volume "Assistere il tempo".
Ha partecipato per Casa della poesia nel 1998 a "Lo spirito dei luoghi - Latinoamericapoesia".
Blanca Wiethüchter è morta di cancro la notte del 16 di ottobre del 2004, a Cochabamba, Bolivia. Le sue ceneri sono state sparse sul lago Titicaca.


Selezione di opere:

Asistir al tiempo (1975)
Travesía (1978)
Noviembre 79 (1979)
Madera viva y árbol difunto (1982)
Territorial (1983)
El verde no es un color: A la luz de una provincia tropical (1992)
Los negros labios encantados (1992)
Memoria solicitada (1992)
El rigor de la llama (1994)
La Lagarta (1995)

La sua antología "La Piedra que labra otra piedra" (1999) comprende in prima edizione: Qantatai (Iluminado).
Su "Assistere al tempo" di Blanca Wiethüchter

di Alessandro Ramberti

“Sull’eternità / giubilante e ricolma / splende / in trionfante silenzio / la cosa / immutabile / movimento immobile / guarda morire / quell’istante che chiamiamo / nostro unico giorno” (Un istante): così scrive in Assistere al tempo la poetessa boliviana Blanca Wiethüchter, prematuramente scomparsa. Questa silloge, prestigiosamente prefata da Jaime Saenz, è stata pubblicata a La Paz nel 1975 ed è uscita recentemente nella traduzione italiana con originale a fronte a cura di Claudio Cinti e Silvia Raccampo per Sinopia Libri (Venezia, 2005). Si “assiste” al tempo se si ha coscienza dello spazio che si occupa, il tempo diventa il senso dello spazio, “è il giorno / che raccoglie storie / negli specchi” (Conciliazione), le parole non preservano che qualche momento, ma hanno sempre bisogno di essere evocate, ritemporalizzate, ricollocate, riascoltate (cfr. Voce moltiplicata), perché “Il tempo si scioglie / nell’istante” (La terra ti porta), e la parola è “una forma istantanea” (Una forma).
L’uomo sa di essere in transito, come un meteorite, e a volte vive “questo modo disperato / di reggere / nelle pupille l’aria” (Sei tu), di sentirsi parte di un mondo in cui “le strade ti conoscono / e le conosci tu / sai che le pietre / perdurano nei tuoi sogni / come leggeri uccelli invisibili” (La città), e così si alimenta il desiderio di durare: “La brama che ci avvince / dall’origine, / che ci chiama, / è camminare / sui bordi / assistere al tempo / consegnare al mare / il centro / della nostra memoria” (La città che abitiamo). Pensiamo ai luoghi che abitiamo, la città dell’uomo così disumana, spesso. Non attendiamo tutti “il giorno in cui l’abbondanza / sarà l’uomo / che l’abiterà” (Negli anni e negli istanti)?
Ecco, questi versi ci rappresentano la condizione umana con una intelligenza riflessiva, rarefatta ed essenziale come l’aria d’alta quota di La Paz, una riflessione non certo passiva, perché implicitamente provoca, invoca, convoca, perché, come scrive Saenz nell’Introduzione: “l’esperienza poetica raggiunge la propria obiettività nella misura in cui entra in gioco la volontà”.



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