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04/04/2011
Vieni qui
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A contemplare il passaggio dei secoli sulla costa

le massicce distese di interminabili scogliere di roccia levigata o scritta in geroglifici di pietra e sabbia bianca e I’acqua limpida anche sotto e in fondo palme lontane e sottili come dita di una mano di sabbia che indica orizzonti fino al mare


Vieni qui

dove anche le voci hanno radici e prendono colore

le voci religiose delle donne anziane avvolte in un oscuro canto sacro e divinante che incombe di grandezza frantumata che da sempre appartiene a quella casa che ho da sempre abitato e abbandonato


Vieni qui

ritornando d’estate
e ritrovando irrequietezza di monotonia che suona come musica di mosche

vorrebbe urlare pietre quel silenzio


vieni e guarda disperdere la notte

guarda questo infinito che attraversa l’aria rendendo impersonale anche il tuo corpo come tempo di nebbia


e la boscaglia e le montagne con sopra la foresta e mirto e corbezzolo, e le aride terre di colline basse spinose e spaccate d’estate, dolci da pascolare in primavera, oltre le quali vigneti curati ed oliveti, ed eucaliptus, e caldo di elicriso e sabbia rossa soffocante nel vento che la porta dal deserto, e asfodeli e ginestre lungo il fiume o piuttosto un rigagnolo svogliato che nella sua incurabile insonnia filtra come un serpente fra le pietre per morire ogni giorno di più fino alla prossima pioggia che ci riporterà l’odore forte della terra.


ma sempre si ritorna in questa terra
e qui si persiste nel cammino


E i rigorosi resoconti dell’origine dovranno in eterno ricordare ogni carestia e sbarre e la catena romana, spagnola, italiana, araba, americana...


Nel mio mediterraneo non ci sono vincitori