Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

Winter Place

Winter Place Winter Place
Vivo in questo vicolo puzzolente con una sirena da nebbia per luna
ogni notte c’è un cane derelitto, rognoso con sguardo fisso e cataratta
che lecca le ferite della vecchia North Beach
avanzi, pesce e patatine fritte, bistecche al formaggio vomitate, antipasti
fatti esplodere contro i riflettori di ristoranti alla moda,
lucidi gelati su cui coppie da MTV scivolano gelidamente
cogliendo negli angoli dei loro occhi ray-banati
i loro stessi riflessi comprati in negozio
Non è tanto male
tutti i tipi di puttane che sporgono le loro esche di carne
da finestre, portoni, orifizi dell’Europa
scintillando come pesci
non è tanto male
ubriaconi e rifugiati, vecchie mendicanti e accattoni
I-taliani, cinesi, turisti, punks, tossici
boat people e fuoriusciti
che convergono in questa pozzanghera brulicante
in cui vaga il bisonte aziendale
Puzza di civilizzazione di gusci di granchi, teste di pesce, cavoli
pannolini inzuppati, cappuccino e Scottex
in buste per la spesa arancio e rosa shocking
scoppiate vomitano fuori le budella di Chinatown
Arrivano tutti
i nativi come piccioni viaggiatori
quelli del Midwest e i coloni
quelli del sud come marinai naufragati
quelli dell’est come fuggitivi
attraverso funivie cariche di nebbia che precipitano
sulle Montagne Russe nel cortile e
vicoli stretti come bacchette
dove turisti armati di macchine fotografiche
trangugiano chop suey e istantanee di bimbi con la faccia di luna
con gli occhi spalancati per la curiosità
sulle spalle delle madri.
Non è tanto male
dissero una volta gli Indiani
mentre barattavano la loro terra per dei cavalli
Non è tanto male
pensarono i Coolies
mentre abbandonavano le navi solo
per finire a gettare sudore nei cesti
con picconi e dinamite
a ventimila piedi nelle Sierras
come biancheria umana bagnata
I live in this foghorn moon of a fishhole alley
Every night there’s a derelict dog, mangy with a cataract stare
Lickin’ the wounds of old North Beach
Leftovers, fish n’ chips, upchucked cheesesteak, antipasti
Blasted against the antiseptic glare of trendy restaurants,
Glossy gelatos where MTV couples glide frozenly by
Catching in the corners of their ray-banned eyes
Their own store-bought reflections
It ain’t so bad
Sundry hookers straining their fleshbait
Out of windows, doorways, orifices of the Europa
Glistening like fish
It ain’t so bad
Winos and refugees, bag can ladies and panhandlers
I-talians, Chinamen, tourists, punks, junkies
Boat people and runaways
Converging on this teeming waterhole
Where the corporate buffalo roams
Civilization reeks of crab shells, fishheads, cabbages
Soiled pampers, cappuchino and Kotex
In shocking orange and pink day glo shopping bags
Ripped and spewing out the guts of Chinatown
They all come
The natives like homing pigeons
Midwesterners like homesteaders
Southerners like shipwrecked sailors
Eastcoasters like fugitives
Through the fog-laden cable cars plummeting
Over Russian Hill backyards and
Narrow chopstick alleyways
Where camera toting tourists
Eat chop suey and snap moon-faced babies
Wide-eyed on their momma’s backs
Out of curiosity
It ain’t so bad
The Indians once said
As they traded their land for horses
It ain’t so bad
The Coolies reasoned
As they jumped ship only
To sweat in baskets
With pickaxes and dynamite
Twenty-thousand feet in the Sierras
Like wet human laundry
Raffaella Marzano