Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

Le bambole di Hans Bellmer Poesie

Le bambole di Hans Bellmer Hans Bellmer’s Dolls
Tutti proveniamo da una bambola.
E anche dentro, gingilli, cuccioli e uova di Pasqua.
Quanti pezzi di ricambio sono stati aggiunti?
Tre bacini, un paio di teste riciclate?
Il cielo è punteggiato da orme di ossessione:
la dematerializzazione dell’essere, la presenza
del non-umano a misura d’uomo, il velo di capelli
sulla geometria della perturbazione.
Dita aggressive arricciano il rosa;
l’occhio sradicato è un ombelico.
Vieni a giocare al dottore nell’attico (nell’Artico),
andiamo a inventare nuovi desideri!
E certamente, in seguito malediremo il corso
dei non-eventi.
Per quanto ancora l’impossedibile
ci possiederà?
Sulla spiaggia, la nostra libido randagia si risveglia
e si scrolla dalle sue mosche.
We all come from a doll. Also inside,
puppets, puppies and Easter eggs.
How many spare parts have been thrown in?
Three pelvises, a couple of recycled heads?
The sky is dotted with vestiges of obsession:
the dematerialisation of being, the life-size
presence of the inhuman, a hair veil
over the geometry of perturbance.
Aggressive fingers pleat the pink;
a disembodied eye is a navel.
Let’s play doctor in the attic (in the Arctic),
let’s invent new desires!
Of course, we’ll later curse the course
of non-events.
How much longer will the unpossessible
possess us?
On the beach, our stray libido wakes up
and shakes off its fleas.