Nuovo sito per Casa della poesia. Cosa ne pensate? Inviateci un feedback
04/04/2011

amendolara-marco

Leggi e ascolta i testi dell'autore

marco
Marco Amendolara Italia Italiano Marco Amendolara, poeta, critico letterario e d’arte, traduttore di poesia latina, laureato in Filosofia e in Lettere moderne è nato a Salerno il 17 ottobre 1968. Nel 1984 pubblica il saggio sulla teoria della poesia La musa meccanica, Ripostes, Salerno-Roma (questa edizione con lo pseudonimo di Omar Dalmjró), testo riedito “con minime varianti, aggiunte, omissioni” nel 1994, presso Pellicanolibri, Roma. Tra gli altri lavori critici: Allegoria di Oscar Wilde (ancora Omar Dalmjró, Ripostes 1987); Indagine su Oscar Wilde, Ripostes 1994; Apparizioni a mezzogiorno. Interventi sull’arte contemporanea, Tesauro e la Fabbrica Felice, Cetara 2001; Tinture disumane. Arte mista ad altro, Tesauro e la Fabbrica Felice 2001; Doppio magma. Arte e scrittura in Soffici, Savinio, De Pisis, Cremona, Tesauro e la Fabbrica Felice 2002; Parole variopinte, Tesauro e la Fabbrica Felice 2004; La tentazione poliedrica. Artisti-scrittori del Novecento, a cura di Mario Fresa, Edizioni L’Arca Felice, Salerno 2010.
Ha pubblicato raccolte di prose e aforismi: Tetralogie, Ripostes 1986 (come Omar Dalmjrò); Mani addosso, La Fabbrica Felice 1998; Vascelli, tatuaggi, selve e saette, Marocchino blu, Lucca 2002 e il suo lavoro di traduttore è raccolto nei volumi Catulliane e altre versioni, Tesauro e La Fabbrica Felice 2002; Carmi taroccati. Contraffazioni, trucchi, simulazioni, Ripostes 2003 e L’alfiere amoroso, Ripostes 2004. Ha curato, inoltre, volumi su Lewis Carroll, Contessa Lara, Remigio Zena, Giovanni Camerana, Georges Simenon.
Numerose le raccolte di poesia: Rime amare, in AA. VV., Festa delle idee, a cura di Ugo Marano, Capriglia 1984; Rimmel, Extravagantes, Ravello 1986 (queste prime due opere come Omar Dalmjrò); Misteri di Seymour, Altri Termini, Napoli 1989; Fogli selvatici, con Ugo Marano, La Fabbrica Felice 1993; Stelle e devianze, La Fabbrica Felice 1993; Epigrammi, Nuova Frontiera, Salerno 2006; La passione prima del gelo (auto-antologia di poesie e traduzioni, Ripostes e Marocchino blu 2007); L’amore alle porte, Plectica & Bishop, Salerno-Giffoni Sei Casali 2007; La bevanda di Mitridate, Marocchino Blu 2008.
Ha svolto anche un’intensa attività pubblicistica, collaborando a vari periodici e quotidiani, tra i quali «Il giornale d’Italia», «Il Mattino», «Caffè Michelangiolo», «L’area di Broca», «Frontiera immaginifica».
Muore di sua volontà, a Salerno, il 16 luglio 2008.

Nel 2014, a cura dell'Associazione Marco Amendolara viene pubblicata la raccolta Il corpo e l'orto (La vita felice).
Poesia:
Rime amare, in AA. VV., Festa delle idee, a cura di Ugo Marano, Capriglia 1984;
Rimmel, Extravagantes, Ravello 1986 (queste prime due opere come Omar Dalmjrò);
Misteri di Seymour, Altri Termini, Napoli 1989;
Fogli selvatici, con Ugo Marano, La Fabbrica Felice 1993;
Stelle e devianze, La Fabbrica Felice 1993;
Epigrammi, Nuova Frontiera, Salerno 2006; La passione prima del gelo (auto-antologia di poesie e traduzioni, Ripostes e Marocchino blu 2007); L’amore alle porte, Plectica & Bishop, Salerno-Giffoni Sei Casali 2007;
La bevanda di Mitridate, Marocchino Blu 2008.
Il corpo e l'orto, La vita felice, 2014.

Saggi:
La musa meccanica, Ripostes, Salerno-Roma, 1984 (questa edizione con lo pseudonimo di Omar Dalmjró), testo riedito “con minime varianti, aggiunte, omissioni” nel 1994, presso Pellicanolibri, Roma.
Allegoria di Oscar Wilde (ancora Omar Dalmjró, Ripostes 1987);
Indagine su Oscar Wilde, Ripostes 1994;
Apparizioni a mezzogiorno. Interventi sull’arte contemporanea, Tesauro e la Fabbrica Felice, Cetara 2001;
Tinture disumane. Arte mista ad altro, Tesauro e la Fabbrica Felice 2001;
Doppio magma. Arte e scrittura in Soffici, Savinio, De Pisis, Cremona, Tesauro e la Fabbrica Felice 2002;
Parole variopinte, Tesauro e la Fabbrica Felice 2004;
La tentazione poliedrica. Artisti-scrittori del Novecento, a cura di Mario Fresa, Edizioni L’Arca Felice, Salerno 2010.

Raccolte di prose e aforismi:
Tetralogie, Ripostes 1986 (come Omar Dalmjrò);
Mani addosso, La Fabbrica Felice 1998;
Vascelli, tatuaggi, selve e saette, Marocchino blu, Lucca 2002.


Catulliane e altre versioni, Tesauro e La Fabbrica Felice 2002;
Carmi taroccati. Contraffazioni, trucchi, simulazioni, Ripostes 2003
L’alfiere amoroso, Ripostes 2004

Ha curato, inoltre, volumi su Lewis Carroll, Contessa Lara, Remigio Zena, Giovanni Camerana, Georges Simenon.

Ha collaborato a vari periodici e quotidiani, tra i quali «Il giornale d’Italia», «Il Mattino», «Caffè Michelangiolo», «L’area di Broca», «Frontiera immaginifica».
Marco Amendolara è un poeta di alto lignaggio. La sua poesia sgorga dalle sue traduzioni di latini e dalla poesia migliore del Novecento, compresa quella della «disperata vitalità» pasoliniana.
Ne Il corpo e l’orto ha voluto raccogliere versi che vanno dal 2005 all’anno della sua morte. Il titolo è riassuntivo dei due temi che il poeta affronta in quello che ha tutta l’aria di essere un poemetto, piuttosto che una occasionale raccolta di versi. [...]
Affrontando il tema del corpo che è orto e vegetazione, tema dell’ultimo Novecento, attraverso la cultura francese che più lo osannava, Amendolara ha recuperato la grande poesia del passato, quella virgiliana per intenderci, meglio, con la quale è finalmente fuoriuscito dal corpo. (...) Il corpo e l’orto è uno dei pochi libri che vale la pena di leggere e rileggere della nuova poesia italiana.

dalla postfazione di Renzo Paris in "Il corpo e l'orto", La vita felice, 2014.


Mario Fresa – La vita infinita di un poeta

Ricordare un amico scomparso significa percorrere una strada verticale e impervia, dolce e difficile. La gioia si scontra con l’asprezza di un’opprimente assenza. Il fratello che ci ha donato affetto, sorrisi, confessioni, dubbi e tenerezze adesso vive, perennemente, nel solco di una remota e silenziosa richiesta di ascolto.
Chi accoglie tale dialogo al buio (impossibile, eppure necessario) propone, a sua volta, sospese domande, meravigliate e bianche. Esse toccano e disegnano, continuamente, l’azzurro del vuoto, rendendo questo vuoto più carico ancora di senso e di necessità.
Marco è un poeta. Non possiamo non parlarne col tempo presente. Ciò che ha scritto, ciò che ha sognato per il tramite dei versi ora si mostra a noi con una luce inconsumabile che insegna a meditare sulle ragioni della bellezza, sul fascino segreto di un tempo infinito.
Marco è un poeta: dunque ha vissuto una seconda e una terza e una quarta vita; anzi infinite vite che gli hanno offerto, di là da quella breve e fulminante esistenza terrena, nuovi pensieri che le parole, sedotte dall’altezza dell’impresa, hanno voluto narrare e carezzare, inseguire e catturare. Perciò, mio caro Marco, non vi è mai nessun tramonto per un poeta: egli sa tutto, prima ancora di capire; nulla concede al tempo o a se stesso, ma tutto riserva al mondo e ai suoi doni incomprensibili ed eterni.
Perciò l’assenza di un poeta noi dobbiamo misurarla con altro metro da quello abituale. La dilatata coscienza del suo sguardo non coincide col suo corpo o con le anguste contingenze entro le quali ha combattuto.
La sua vita è infinibile, davvero: e adesso Marco, uomo e poeta, spiegherà a chi resta quali danze tracciare, quali fiori aspirare; egli, a chi resta, indicherà, alla fine, quali sogni ricamare nella tenera sembianza delle attese.
Sempre dirà parole estreme, nel soffio luminoso di ciò che mai finisce di risplendere: come una stella o come un dono prezioso e inaspettato.

(Da: AA.VV., Mio caro Marco…, a cura di Mario Fresa, Salerno, Edizioni L’Arca Felice, 2008.)