Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

Azzurro fino a ieri

Azzurro fino a ieri Azul hasta ayer mismo
E ora che getto in mare questa bottiglia,
che non raccoglieranno i morti (né i vivi),
riesco a vedere fin dove arrivano oggi
le mie forze, la mia speranza di ritornare.
Con gli occhi
pieni di sole, cammino scalzo,
come un altro dei supplicanti
di Capo Sud, e come se cercassi (mi dicono)
qualche cosa senza senso, davvero
assurda. Vago per la spiaggia di mezzogiorno
pensando a quello che avrebbe potuto essere
e a come ora quello che vedo o tocco o dico
mi abbandona di continuo: è un fumo
molto denso ( o cenere o nebbia rossa e sporca,
impenetrabili, senza fine…). Azzurro
fino a ieri, il mare sembra un altro,
un po’ più stanco o vecchio.
E tra i vestiti di quelli che via via affogano
– in silenzio, nudi, nel fondale –
ci sono uccelli che ancora non conosco.
(Che un giorno, e solo perché forse immaginiamo
un altro paese più nostro, un altro luogo
dove vivere, usciamo al buio da noi,
da quello che sospettiamo di essere, cresciuti – si direbbe –
da questa sorgente di segni impossibili,
per arrivare esausti nuovamente
a quello che siamo davvero: solo ombre
cui il sole via via cambia di posto… E tutto,
tutto quello che abbiamo imparato qui,
consiste in questo: camminare
è solo un modo di cercare noi stessi,
un modo di dire sì, senza lacrime,
una promessa strana e dolce:
l’illusione di trovare una porta chiusa
che possiamo aprire noi stessi.)
Per questo oggi getto in mare questa bottiglia.
Il mezzogiorno cresce e ormai non si vede più quasi
niente. Tutto è aria rafferma,
densa, sporca e piena di estate.
Fa caldo e sputo unicamente
tutto il sale che è in me.
Le acque sanno
solo di sole mentre cerco
una ragione qualsiasi per cominciare di nuovo,
ancora una volta, scalzo e solo.
E in se stesso questo mare, che non conosce nessuno
che non sa cosa farsene della bottiglia,
anche è poca cosa (mi dicono) fino a che io
mi avvicino soltanto, ogni giorno,
per vedere come galleggiano senza cibo, al buio,
come strati di catrame, le mie forze
e la mia speranza di ritornare…


Voce: Vicente Valero, Musicisti: Carmela Cardone (arpa)
(Napolipoesia, 2001).

Y ahora que tiro al mar esta botella,
que no recogerán los muetros (ni los vivos),
puedo ver hasta dónde llegan hoy
mis fuerzas, mi esperanza de volver.
Con los ojos
llenos de sol, ando descalzo,
como uno más de entre los suplicantes
de Cabo Sur, y como si buscara (me dicen)
alguna cosa sin sentido, absurda
de verdad. Voy por la playa del mediodía
pensando en lo que pudo ser
y en cómo ahora lo que yo veo o toco o digo
me abandona continuamente: es humo
muy espeso (o ceniza o niebla roja y sucia,
impenetrables, sin final...). Azul
hasta ayer mismo, el mar parece otro,
un poco más cansando o viejo.
Y entre las ropas de los que se van ahogando
– en silencio, desnudos, por el fondo –
hay pájaros que no conozco aún.
(Que un día, y sólo porque tal vez imaginamos
otro país más nuestro, otro lugar
donde vivir, salimos a oscurar de nosotros,
de lo que sospechamos ser, crecidos – se diría –
por este manantial de signos imposibles,
para llegar exhaustos nuevamente
a lo que somos de verdad: sólo sombras
que va cambiando el sol de sitio... Y todo,
todo lo que hemos aprendido aquí,
consiste en esto: caminar
es sólo una manera de buscarnos,
una manera de decir que sí, sin lágrimas,
una promesa extraña y dulce:
la ilusión de encontrar una puerta cerrada
que podamos abrir nosotros mismos.)
Por eso hoy tiro al mar esta botella.
El mediodía crece y casi no se ve
ya nada. Todo es aire detenido,
espeso, sucio y lleno de verano.
Hace calor y escupo únicamente
todo el salitre que hay en mí.
Las aguas saben
sólo a sol, mientras busco
unas pocas razones para empezar de nuevo,
una vez más, descalzo y solo.
Y en sí mismo este mar, que no conoce a nadie,
que no sabe qué hacer con la botella,
también es poca cosa (me dicen), hasta que yo
me acerco solamente, cada día,
para ver cómo flotan sin alimento, a oscuras,
como las placas de alquitrán, mis fuerzas
y mi esperanza de volver...


Voce: Vicente Valero, Musicisti: Carmela Cardone (arpa)
(Napolipoesia, 2001).

Carmen Mitidieri