Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

Vogliono la pace

Vogliono la pace
Loro vogliono la pace ma hanno perso la voglia come un paio di occhiali, come una lente sottile caduta sotto il lavandino che loro calpestano giusto con il tacco pensando che sia sulla mensola sotto allo specchio accanto al deodorante. Loro vogliono ma la loro voglia è come un cazzo che non si rizza neanche se seduti sulla vasca da bagno glielo menano tutta una settimana. E il risultato è che si strafogano di cioccolata. Perché hanno appetito ma non sanno cosa vuol dire volere, cosa desiderare in libertà, con il pensiero, con piena intenzione, e con tutti i muscoli, una voglia di un vigore che sporge dai pantaloni. Loro dicono “vogliamo” ma è una parola come le altre, è sinonimo di altro, sfugge, tende a nascondersi, quando in verità sono loro i fuggiaschi che si nascondono a essa. Scendono dal bordo della vasca e si ficcano dentro l’armadio. Ciascuno si sistema dentro la sua scatola e si traveste da elettore, da capo del governo, da ufficiale, da esperto di sicurezza, da commentatore, da imbalsamato televisivo. Ed ecco: vedi scatole dentro scatole dentro scatole. Loro vogliono la pace, ma si nascondono alla volontà, si nascondono al conoscere. Loro sono abituati solo al porno, a conoscere il sesso che è fotografato su carta cromo. Loro non sanno cos’è la pace, come si tasta la pace, come si penetra in una pace sensibile, con delicatezza, con onore, palpitazione, delizia. Ogni settimana gli portano in mostra una catasta di mele marce, e loro sporgono la testa dalla scatola e inneggiano alla pace. Ma quelle mele sono scavate dai vermi, la pace divide, disturba, puzza, e loro sono costretti a tapparsi il naso. Vogliono la pace, ma manca loro la passione, la capacità di gioire con qualcuno per qualcuno, sentono solo la fame. Sono anni che presentano loro solo scarti. Ma non verranno più ingannati. Ora pretendono cibo vero, una grande caccia, non con fucile da caccia, ma con bombe, cannoni ed elicotteri. Che ci sia molta carne: nello stomaco, nel congelatore, e anche in cantina. Loro vivono in scatole, e perciò c’è da recintare anche lo spazio vitale. Mettono gli arabi mille a mille dentro gabbie come galline. Loro vogliono la pace, e la pace è qualcosa di commestibile, è un pasto. Agli arabi taglieranno il becco, spunterà la cresta, la pace sarà economica, la pace produrrà molta carne, e anche per l’esportazione, la pace confezionerà molte molte uova.
Davide Mano