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04/04/2011

Materia e poesia Poesie

Materia e poesia Materia y poema
La materia che da senso all’acqua e alle costellazioni,
che si addensa nell’uomo, e lì piange e si confonde
e si mette a dormire sotto i ponti,
determina i sogni?
Non si scolpisce, nella sua fibra,
la coscienza? Non si intravede nella sua luce di legno
la passione e il suo argento vivo, la pioggia o il logorio di tutto ciò che amiamo?
Chissà che in questa patria, che non è filosofia, che è argilla
di tempo e di memoria, che custodisce giocattoli
già prescritti, spaghi e lanterne, maschere e tragedie,
non ci salviamo.
Lì dormono i bambini che il tempo assassinò,
e con loro convivono, come vecchi genitori,
le ore espropriate alla notte, la parola imparata
contro gli amanuensi della nebbia.
Non ha fatto nido fra i suoi rami quell’uccello discreto
che gli scriteriati chiamano verità?
Forse al suo interno, come rettili schivi,
i sogni cercano una briciola di sole con cui dar fuoco al mondo.
Abbiamo vissuto: lo testimoniano fotografie, registrazioni, atti
notarili.
In essi ancora respira
l’ombra che ci mente, la polvere
della fugacità, la testimonianza
di tutto ciò che il tempo affratellò al nulla.
Ma sarà un’altra materia a salvarci:
questa via di colore che su un foglio qualunque
ti azzardasti a tracciare, mostro senza artigli
che dicono poeta
gli inquilini della notte, i drogati
di questa effimera luce che qualche volta
risplende tra le rovine.
La materia, que da sentido al agua y a las constelaciones,
que se adensa en el hombre, y allí llora y se aturde
y se acuesta debajo de los puentes,
¿determina los sueños?
¿No se esculpe, en su fibra,
la conciencia? ¿No se dibujan en su luz de madera
la pasión y su azogue, la lluvia o el desgaste de todo cuanto amamos?
Tal vez en esa patria, que no es filosofía, que es arcilla
de tiempo y de memoria, que atesora juguetes
ya prescritos, cordeles y quinqués, disfraces y tragedias,
nos salvemos.
Allí duermen los niños que el tiempo asesinó,
Y con ellos conviven, como viejos parientes,
las horas expropiadas a la noche, la palabra aprendida
contra los amanuenses de la niebla.
¿No anidó en sus ramajes ese pájaro huidizo
al que llaman verdad los insensatos?
Acaso en su interior, como esquivos reptiles,
los sueños busquen una brizna de sol con que encender el mundo.
Hemos vivido: lo atestiguan fotografías, grabaciones, actas
notariales.
En ellas aún respira
la sombra que nos miente, el polvo
de la fugacidad, el testimonio
de todo lo que el tiempo hermanó con la nada.
Mas será otra materia quien nos salve:
esta senda de tinta que en un papel cualquiera
te atreviste a trazar, monstruo sin garras
al que dicen poeta
los inquilinos de la noche, los adictos
a esa efímera luz que algunas veces
destella entre las ruinas.
Raffaella Marzano