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04/04/2011

Danzando con i dinosauri

Danzando con i dinosauri Dancing with the Dinosaurs
Prima che venissimo sulla terra
prima che giungessero gli uccelli
c’erano i dinosauri,
le loro piume, furono un’idea luminosa
apparsa così:
vedi, due piccole creature dal peso
di due once ciascuna stanno tranquille e attraverso
le felci osservano con occhi vispi
i mostri dilaniarsi l’un l’altro
e scomparire; questi due guardano dal margine
di ciò che, in circa 50 miliardi di rotazioni
della terra che va raffreddandosi, sarà
chiamata Nuova Scozia – ora sibilando
come rettili guardano verso sud
Pan-Gea che si spacca e lascia
che un giovane Atlantico mandi il suo tuono a schiantarsi
sui pini sui quali essi si arrampicano
con corpi minuscoli nel vento che scuote,
notte di Settembre nella pioggia gelata ed
essi cantano, spiegano
piccole ali per ondeggiare in alto
spruzzare e sollevarsi
a venti mila piedi sui vorticosi
venti di un fronte freddo che passa e li solleva
sul ghigno degli squali che vanno verso sud-est nel sole
e per tutto il giorno battono le ali sotto di lui passano da lassù
le spiagge rosa e nevose di Bermuda volando
attraverso il gelo e dalla luce alle tenebre
poi nella luce della luna su Leviatani
di acciaio con i loro pini mimici che li chiamano giù
a riposare e morire –
essi virano verso sud-est con fermezza ma arrivano
gli Alisei e li trascinano di nuovo curvando
verso sud sulle Windward Islands e
verso sud-ovest nel marino e scarlatto del
loro terzo giorno vengono giù
a quattromila piedi ancora battendo le ali su
Tobago, scendendo fino a che
le rughe delle onde si spalancano nella
risacca spumeggiante del Venezuela e cadono giù
attraverso la luce della luna ad appollaiarsi
sulla spalla dell’America del Sud, diventati
i Cantanti Maschio e Femmina, avendo
indossato le loro piume ed essendo sopravvissuti.


2.

Quando fui nominato
uno del Tuono, mi dissero:
ecco un essere
dal quale puoi creare il tuo corpo
affinché tu possa vivere fino a vedere la vecchiaia;
ora mentre siamo di fronte al tamburo
e danziamo scuotendo le zucche: questa zucca
è come un arcobaleno di piume, delicatamente
legate con pelli di daino,
che ondeggiano al movimento della la zucca.
Non ho ancora meritato
le piume dell’aquila, solo
quelle degli uccelli piccoli
la cui vita continua nella zucca,
la cui vita continua nella nostra danza,
che ondeggiano mentre la zucca risuona
e noi danziamo nel giorno illuminato dal sole
e nella notte illuminata dalla luna
per onorare la piccola ragazza
che diventa una di noi,
così come a suo tempo era stato fatto per me,
per ciascuno di noi che danza.
Solo i piccoli uccelli, che hanno dato
il loro corpo affinché una piccola ragazza
potesse vivere fino a vedere la vecchiaia.

Li ho chiamati qui
per inserirli nel canto
che creò i loro corpi arcobaleno molto prima
che venissimo sulla terra,
e che imparando canto e volo diventassero
esseri per i quali il cielo infinito
e l’oceano senza strade sono un sentiero per nascere:
ora essi canteranno e noi
danziamo con loro, qui.




Voce: Carter Revard, Piano: Riccardo Morpurgo, Sax: Luca Collazzoni, Percussioni: Luca Colussi, Basso elettrico: Almir Nesic (Sarajevo, 2003).
Before we came to earth
before the birds had come,
they were dinosaurs, their feathers
were a bright idea
that came this way:
see, two tiny creatures weighing
two ounces each keep quite and among
the ferns observe bright-eyed
the monsters tear each other
and disappear; these two watch from
the edge of what, some fifty billion spins
of the cooling earth ahead, will be
called Nova Scotia – now, with reptilian
whistles they look southward as
Pan-Gea breaks apart and lets
a young Atlantic send its thunder crashing
up to the pines where they cling
with minuscule bodies in a tossing wind
September night in the chilly rain and
they sing, they spread
small wings to flutter out above
surf-spray and rise to
twenty thousand feet on swirling
winds of a passing cold front that lift
them over the green of sharks southeastward into sun
and all day winging under him pass high above
the pink and snowy beaches of Bermuda flying
trough zero cold and brilliance into darkness
then into moonlight over steel
Leviathans with their mimic pines that call them down
to rest and die –
they bear
southeast steadily but the Trade
Winds come and float them curving
back southward over the Winward Island and
southwestward into marine and scarlet of
their third day coming down
to four thousand feet still winging over
Tobago, descending till
the scaly, waves stretch and widen into cream-surf of
Venezuela and they drop
through moonlight down to perch
on South America’s shoulder, having become
the Male and Female Singers, having
put on their feathers and survived.


2


When I was named
a Thunder person, I was told:
here is a being
of whom you may make your body
that you may live to see old age: now
as we face the drum
and dance shaking the gourds, this gourd
is like a rainbow of feathers, lightly
fastened with buckskin,
fluttering as the gourd is shaken.
The eagle feathers I
have still not earned, it is
the small birds only
whose life continues on the gourd,
whose life continues in our dances,
that flutter as the gourd is rattled and
we dance to honor on a sunbright day
and in the moonbright night
the little girl being brought in,
becoming one of us,
as once was done for me,
for each of us who dance.
The small birds only, who have given
their bodies that a small girl
may live to see old age.
I have called them here
to set them into song
who made their rainbow bodies long before
we came to earth,
who learning song and flight became
beings for whom the infinite sky
and trackless ocean are
a path to spring:
now they will sing and we
are dancing with them, here.




Voice: Carter Revard, Piano: Riccardo Morpurgo, Sax: Luca Collazzoni, Drums: Luca Colussi, Bass: Almir Nesic. (Sarajevo, 2003).
Raffaella Marzano