Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

La scrittrice contempla la patria mentre il postmodernista dotto entra nella sua città nel 1993 Poesie

La scrittrice contempla la patria mentre il postmodernista dotto entra nella sua città nel 1993 Spisateljica sagledava domovinu dok učeni postmodernist ulazi u njen grad
Crudelmente e lungamente si ripete tutto
e tutto accade per la prima volta:
il viso del giovane la vita del quale per tutta la notte
scorreva attraverso le tue mani, attraverso il buco
nella sua schiena.

Il volto del soldato
accanto alla stazione degli autobus, gli occhi suoi aperti
dove si era fermato il cielo docile di maggio – stai inventando,
dico – non è il tranquillo e distante volto della Storia.

E la pozza di sangue: nel mezzo della pozza un pane
inzuppato nel sangue come nel latte mattutino mleko z bregov
Stai inventando>/I> – ripeto, di nuovo per la prima volta:
la pesante argilla plumbea di Sarajevo che cade sui grossi
piedi del ragazzo nelle scarpe da tennis Reebok
sul troppo corto tabbuto fatto della porta di armadio… No, a te
non bisogna credere, tu vieni dal cuore dell'oscurità
che è esplosa si è riversata nel giorno.

Sei un testimone inaffidabile, e per giunta di parte.
E' arrivato perciò il Professore, tutto parigino:

Mes enfants,
ha cominciato, e le sue dita ripetevano:
Mes Enfants, mes enfants, mes enfants, nel mezzo
dell’Accademia delle scienze le teste canute pensavano
solo alla sua camicia di un bianco stridente…
Mes enfants, qui sta morendo l’Europa! Poi mise tutto
in un film, in immagini, in parole grosse, come
Histoire, Europe, come responsabilità e, certo,
les Bosniacs. Ecco, così bisogna guardare in faccia alla Storia,
non come te: nei crudi irresponsabili frammenti,
nello sparo del cecchino che colpisce il cranio,

le tombe già coperte dall’infaticabile erba,
i tuoi palmi posati su
Eduard Munch, il quale, una volta,
inventò tutto, invano.

Per B. H. Levy, con un pugno di sale 1993.

Surovo i dugo ponavlja se sve
i sve se dešava po prvi put:
lice mladića čiji je život čitavu noć
oticao kroz tvoje ruke, kroz rupu
na njegovim leđima.

Lice vojnika
kraj autobuske stanice, otvorenih očiju,
gdje se zaustavilo pitamo majsko nebo – Izmišljaš,
kažem – nije to mirno i daleko lice Historije.

I jezerce krvi: usred jezerca kruh
natopljen krvlju kao u jutarnjem mleku z bregov
Izmišljaš, ponavljam, opet po prvi put:
olovnu sarajevsku glinu što pada na dječakova
velika stopala u Reebok patikama
na prekratkom tabutu od ormarskih vrata… Ne, tebi
ne treba vjerovati, ti stižeš iz srca
tame što je pukla i pokuljala u dan.

Nepouzdan si svjedok, pristrasan pri tom. Došao
zato je Profesor, pariski sasvim:

Mes enfants,
počeo je, i prsti njegovi ponavljali su:
Mes enfants, mes enfants, mes enfants, usred
Akademije nauka sijede su glave mislile
samo o njegovoj košulji do vriska bijeloj…
Mes enfants, ovdje umire Evropa. Potom sve je
u film poredao, u slike, u riječi velike, kao
histoire, Europe, kao responsabilité i, naravno,
les Bosniacs. Tako se, eto, gleda u lice Historije,
ne kao ti: u sirovim neodgovornim ulomcima,
u snajperskom hicu što se zabija u lobanju,

u grobove koje je već pokrila neumorna trava,
u tvoje dlanove položene preko
Edvarda Muncha, koji je i sam, jednom,
izmislio sve, uzalud.

Za B.H. Levyja, sa šakom soli 1993.

Nadira Sehović