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04/04/2011
A Damasco
A Damasco, so chi sono io in mezzo al traffico
una luna splendente in una mano di donna mi conduce... a me.
Mi conduce una pietra puruficata nelle lacrime del gelsomino
poi dorme. Mi conduce la Barada povera nube
spezzata. La poesia cavalleresca conduce a me:
lì alla fine del lungo tunnel uno come me assediato
dalla sua ferita accenderà un cero, così lo vedrai
scrollare le tenebre dal suo mantello. Mi conduce il mirto
che ha sciolto le trecce sui morti e scaldato il marmo.
"Qui la morte è amore addormentato" conducono a me
i poeti, udriti o libertini,
sufi o blasfemi: se sei
diverso conoscerai te stesso, allora sii diverso, troverai
parole trasparenti sui fiori del mandorlo, e il celeste
ti farà recitare la pace. Io sono io a Damasco,
non un mio simile, non il mio fantasma. Io e il mio domani
mano nella mano, volteggiamo in ali d'uccello.
A Damasco cammino nel sonno, dormo camminando
abbracciato a una gazzella. Non vi è differenza
tra il suo giorno e la sua notte
se non per le colombe. Li c'è la terra
del sogno, alta, ma il cielo cammina nudo
e abita tra la gente di Damasco...
Fawzi Al Delmi