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04/04/2011
A piedi nudi, correndo sulla Madre Terra
26/07/1998 Flaviano De Luca Il manifesto

Ya-nu-a-di-si è il nome indiano di Ray Allen, un nativo americano, metà Cherokee e metà Choxtaw. Da 16 anni Orso-che-corre (questa la traduzione italiana) è rinchiuso nel braccio della morte del carcere di San Quentin, in California. Con invidiabile spirito positivo, l’arzillo settantenne ha scampato già tre date fissate per l’esecuzione e si batte per un appello presso la Corte Federale in modo da ottenere un nuovo processo per dimostrare la sua totale innocenza. In altri tempi, Orso-che-corre avrebbe mandato segnali di fumo ad amici e conoscenti per raccontare la sua storia e cercare conforto. Da qualche ano è, invece, in contatto epistolare con alcune persone di tutto il mondo. Uno di loro, Marco Cinque, dapprima ha voluto aiutare Ray Allen e un altro indigeno condannato a morte, Fernando Eros Caro, pubblicando le loro lettere e poesie in Prigionieri dell’uomo bianco (Kaos edizioni, 1995). Poi, colpito dalla saggezza e dalla bonomia di questo amico indiano, ha avuto l’idea di fargli scrivere storie antiche e esperienze della sua infanzia, anche per finanziare la tentata revisione del processo. È nato così Parola di Vecchio Orso (Multimedia Edizioni, pp. 120, L. 20.000), un’antologia di racconta che emana grande spiritualità, amore per la natura e un senso universale di fratellanza. Sono racconti d’infanzia di una famiglia indiana, segnata dalla povertà e dal razzismo dei bianchi, che sogna di guadagnare Il fischietto d’osso d’aquila. Il distillata di un sapere millenario basato sull’oralità, su un modo di raccontare e di descrivere il mondo, affascinante per adulti e bambini, che possono avvicinarsi a una diversa visione della vita, a credenze e ritualità di una etnia praticamente sterminata e azzerata culturalmente. Un percorso non cronologico ma circolare dalla prima arancia all’ultimo rodeo, dove i vari momenti dell’esistenza si ricompongono in un grandioso mosaico, segnato da un equilibrio armonico tra l’uomo e la natura. Proprio il rapporto pacifico con tutte le creature viventi, animali o piante, è il cardine della sua cultura. “Non posso vedere la luna e le stelle da qui dentro – scrisse in una lettera del ’94 a un amico – (…) e sono passati già sedici inverni da quando ho potuto camminare scalzo sulla pelle della Madre Terra. Ho potuto camminare solo su cemento in tutti questi anni. Perciò… qualche volta leva i tuoi mocassini e cammina a piedi nudi sulla Madre Terra, fallo per me, per questo vecchio orso”. In chiusura del libro ci sono anche alcune pittografie cherokee, un codice di segnali, un curioso alfabeto di disegni, in uso tra molte comunità native. Forza Vecchio Orso, con le tue splendide parole, sei già volato oltre le sbarre. Flaviano De Luca