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04/04/2011

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Poesie al supermarket
Sergio Giulio Vicini

“Iperpoesie sono il tentativo di presa di coscienza in diretta della realtà dei supermercati e un momento di riflessione sulla civiltà consumista.Esse sono dedicate a tutti coloro che ne sono esclusi e da commercialmente inservibili, con la loro umanità, continuano a testimoniare la possibilità vivente di un mondo migliore” Sono queste le parole che il poeta cremasco Alberto Mori ha voluto impresse sulla copertina del proprio ultimo libro per sintetizzare il significato dell’operazione culturale condotta attraverso i versi confluiti sotto il titolo di Iperpoesie. Le poesie di questa ultima produzione di Alberto Mori rappresentano una sorta di trasposizione poetica del nostro quotidiano: sono un viaggio in un supermercato. Il luogo dei consumi viene fotografato impietosamente nelle sue contraddizioni, nella sua realtà involontariamente parodica e vuota. “E’ importante che il poeta parli di ciò che ha sotto gli occhi – spiega Alberto Mori – l’argomento, poi è dettato quasi esclusivamente dalle contingenze storiche e culturali. Nel senso che il poeta Bosniaco probabilmente parlerà di chi ha a che fare con i cecchini, mentre il poeta Italiano parlerà di chi va nei supermercati”. In effetti il libro di poesie di Alberto Mori sembra potersi inscrivere entro tre direttrici: da una parte il tono dimesso e quotidiano del miglior Gozzano,capace di parodiare la verbosità magniloquente dannunziana facendo rimare Nietzche con camicie; dall’altra la presa diretta sulla realtà delle poesie di Stefano Benni, private però del mlinconico sottofondo Blues: e infine la direzione imposta dalla foga consumistica – iconoclastica di Aldo Nove. Iperpoesie si presenta costruito a piccoli quadri in cui, come allo svoltare di ogni corsia, ad ogni pagina cambia la scena e viene presentato un nuovo scorcio che nel breve volgere di pochi versi, dipinge oggetti e persone senza soluzione di continuità, trasformando il panorama dell’interno di un supermercato nel luogo in cui si perde la differenza tra merce e uomo: “Quanta sete hai?/Chiede il cartello roteante/della Coca Cola/Nel moto sospeso nasconde/le tre misure dei bicchieri di carta/ e le fa riapparire alternativamente/ sopra le unghie laccate e veloci/ della cassiera”. Però, tiene a precisare il poeta cremasco, il suo intento non è quello di formulare un giudizio sulla società dei consumi: “Ogni forma di giudizio è sospesa, il mio è solo un punto di vista, e come tale può essere sempre mutato.Inoltre bisogna tenere presente che la società dei consumi non può essere giudicata dal di fuori, perché in essa siamo inseriti, con il risultato che l’uomo risulta completamente omologato dalla merce”. Iperpoesie colpisce immediatamente per il forte privilegio che viene dato all’aspetto visivo, scelta comprensibile visto il campo d’azione, e per questo motivo proprio in questi giorni, Alberto Mori sta lavorando alla creazione di un video ispirato proprio alle poesie raccolte nel volume. L’arma delle iperpoesie per riproporre la visita ad un supermercato è quella dell’ironia. “L’ironia – spiega l’autore – è stata la chiave per riequilibrare tutto l’impianto dell’osservazione; è un esercizio di funambolismo necessario per mostrare lo straniamento di chi osserva e di chi è osservato”. Ma è anche un ironia capace di graffiare senza paura, come in questi versi: “La convenienza arriverà fino alle stelle. /stadio dopo stadio il prezzo si disintegrerà/ nell’atmosfera sempre più rarefatta della compravendita./ Ed ora che sei davanti all’uscita di sicurezza/lascia libero il passaggio...” Un libro che sicuramente vale la pena di leggere: in primo luogo perché propone una chiave di lettura originale della nostra realtà, come originale è il modo di usare e di intendere lo strumento poetico; in secondo luogo perché con questi versi Alberto Mori riesce a superare alcuni stereotipi e maniere che caratterizzano tanta parte della poesia, o forse sarebbe meglio dire senza scomodare la non-poesia di Croce, tanta parte dei versi scritti da contemporanei. Mori, infatti, con Iperpoesie riesce a sfuggire alla trappola di una poesia manierata, al cliché della poesia come espressione di sofferenza e di disagio. Non ricerca frasi ad effetto, non si compiace di costruire frasi “insignificanti” sul piano semantico e, pur nella complessità formale, banalmente evocative. Non ha bisogno di colori e impressioni per il suo fare poetico, ha solo bisogno di osservare Il mondo, di testimoniarlo “attraverso una descrizione asciugata, quasi fotogrammatica”. Cari poeti, Alberto Mori con Iperpoesie dimostra che si può cambiare il proprio percorso poetico; che è possibile abbandonare l’ormai abusata evocazione criptica per cercare nuovi spazi espressivi nel mondo: Quello vero fatto di supermercati ed altri luoghi che sta a voi, testimoni del tempo, vedere e mettere in versi. Sergio Giulio Vicini 81997)