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04/04/2011

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Anche ora che la luna
19/02/2011 Mauro Macario Casa della poesia

Con la poesia di Beppe Costa si torna alla matrice italiana del ' 900, quella che aveva ancora schivato la facile tentazione dei linguaggi criptici e sperimentali, affidandosi con talento miniaturistico ad una lingua madre che non solo non tradisce i suoi figli, ma attraverso la ricomposizione versificata ne tramanda i valori umanistici e la nostra identità
di provenienza, senza i quali siamo destinati a trasformarci anticipatamente in ectoplasmi di una civiltà morente di cui forse ne viviamo già un pallido riflesso riverberato.
Quando penso a Beppe Costa, quando leggo i suoi versi, rivedo le Giubbe Rosse, i Caffé letterari della scapigliatura, i bistrot di una Parigi in bianco e  nero del dopoguerra, gli anni romani di Pasolini. E la sua poesia è una macchina del tempo che senza riferirsi a cronache epocali passate, ne riporta il clima con magia trasversale, operando recuperi e trasfigurazioni, accumulando reperti sentimentali e memorie proustiane rimasti tra le pieghe di un letto universale dove l'amore ha lasciato tracce inequivocabili di sperma, sangue, e lacrime. Che compresso e poi liberato diagramma interiore così attento a registrare gli accadimenti più infinitesimali e invisibili di una dimensione intimista che talvolta è interscambio compensativo, altre volte malinconico e struggente solipsismo capace però
di incendiare e rimuovere l'altrui letargìa! Che inesauribile e dolente energia sensuale che sempre cerca nel ventre amato, la sacca amniotica dell'eterno ritorno, che alternanza tra calmo flusso del sangue e il suo improvviso impennarsi! Che canto notturno, atemporale, protettivo, che lamento esistenziale proviene da quel rifugio estremo! Che reportage commovente di un inviato speciale negli interstizi di un sentire sofferto, che capacità di percepire il sensoriale parrallelo e farne cifra  tangibile!
Che solitudine ineludibile ma granitica. Pura, controllata incandescenza che scioglie i ghiacciai di tanta poesia contemporanea buona per il freezer.

 

MAURO MACARIO