Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

26-tribute-to-the-twenty-six-dead-women-giancarlo-cavallo Estratto

26 - tribute to the twenty-six dead women Un canto, un corale, una cerimonia collettiva, un rituale laico. Questo bellissimo testo di Giancarlo Cavallo, accompagnato dai disegni di Emanuela D’Andria e dalla puntuale postfazione di Gianluca Paciucci, è dedicato alle 26 donne morte nel Mediterraneo e sbarcate a Salerno il 6 novembre 2017 e con esse a tutte le vittime della tragedia immane dell’immigrazione.
cavallo-26-copertina
26 - tribute to the twenty-six dead women 2020 978-88-86203-90-6 64 fatamorgana Sergio Iagulli & Raffaella Marzano
15,00 €
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Rosario
(26 grani neri)



la prima preghiera non ha nome
e neppure parole tra le onde
ma sta chiamando un dio che non risponde;
la seconda preghiera ha gli occhi belli
grandi come la terra che ha lasciato
caldi come quel sole adesso spento;
la terza preghiera ha il ventre gonfio
partorirà soltanto figli morti
lungo il calvario dell’eternità;
la quarta preghiera è già finita
prima d’essere stretta tra le dita
quasi che avesse fretta di passare;
la quinta preghiera sa di sale
ma non conosce vele né cordame
né marinai che possano salvarla;
la sesta preghiera era bugiarda
giurava i suoi vent’anni ed era appena
appena poco più di una bambina;
la settima preghiera nulla chiede
ha finito per credere al destino
che le predisse un giorno uno sciamano;
l’ottava preghiera sta fingendo
d’essere ancora viva e di baciare
l’uomo che l’aspetta in riva al mare;
la nona preghiera parla piano
non vorrebbe svegliare il suo bambino
che dorme dondolato dalla luna;
la decima preghiera è molto triste
sente che il mondo l’ha dimenticata
e finirà sepolta tra i rifiuti;
l’undicesima preghiera è quasi un urlo
un urlo sordo e muto che ha smarrito
la strada soffocata della gola;
la dodicesima preghiera ha gambe forti
che attraversarono foreste e tradimenti
e ora non sanno camminare sulle acque;
la tredicesima preghiera maledice
quelli che l’hanno spinta ad emigrare
spietati signori della guerra e del male;
la quattordicesima preghiera resta al buio
perché non riesce più ad aprire gli occhi
troppo è stato l’orrore da vedere;
la quindicesima preghiera chiede perdono
per tutto il male che pensava di fare
per tutto il bene che credeva di rubare;
la sedicesima preghiera vuol fuggire
ma non ha più la forza per nuotare
perché da troppo le manca il respiro;
la diciassettesima preghiera sta ridendo
come succede a chi è vinto dal terrore
e non controlla più le sue reazioni;
la diciottesima preghiera ancora spera
d’avere un giorno una vita migliore
o almeno di morire in santa pace;
la diciannovesima preghiera è un po’ confusa
balbetta biascica confonde le parole
come se avesse sabbia nella testa;
la ventesima preghiera era ribelle
non voleva un tiranno per marito
non calava per prima mai lo sguardo;
la ventunesima preghiera era distratta
forse inseguiva un sogno o un desiderio
o non avrebbe mai voluto essere là;
la ventiduesima preghiera non amava
rimanere in balia della fortuna
seme di mela sputato sulla strada;
la ventitreesima preghiera avrebbe voluto
essere almeno la prima della fila
ma era davvero troppo povera e affamata;
la ventiquattresima preghiera non crede in dio
ma ha troppa paura dei preti e dei parenti
per confessarlo senza timore ai quattro venti;
la venticinquesima preghiera pensò per un momento
d’essere l’ultima quella che avrebbe detto
adesso basta ora finisce qui il sacrificio;
la ventiseiesima preghiera non si illuse
no, non si illuse nemmeno per un momento:
se nasci donna non avrai mai scampo

la moneta ha due teste
e tu la croce.