Nuovo sito per Casa della poesia. Cosa ne pensate? Inviateci un feedback
04/04/2011

Sono una donna terrestre degna soltanto di Dio

Sono una donna terrestre degna soltanto di Dio
Cinquantamila anni sono passati nel mio corpo
eri mio compagno nella poesia
hai fatto calare la luna babilonese sulla mia guancia
hai illuminato per me l’oscurità della gente
ti ho scelto - compagno -
hai rigettato su di me i loro versetti
… in me, io che sono il vento
ho abbellito lo spirito, mi hai messo in testa alle prefiche
prima che io diventi preda dei giorni
e hai soffiato su questo dolore
sia lodato il tuo ricordo
ti vedono lontano
e io ti vedo qui egemone nella mia solitudine
sei il vicino
mentre il mondo è terra arida
hai tutti i miei nomi
non temere per me
mi vanto dei viaggi
............
è tuo completamente questo corpo
poiché i Vangeli mi hanno chiamato Miriam l’inerme
tranne della spada che mi hai affondato nel fianco andandotene
mi rinneghi
perché dormo nel tuo ultimo libro,
Aisha … l’abbandono è il mio nome,
i peccati versetti di chiodi dentro di me,
le casse sono avvolte dal silenzio
e questo mondo è lacerato dal dominio dei tuoi servi.
Ah, illusione che non sa di essere l’inferno
ah, miele che hai nascosto in seno al sole
e che è colato dall’alto sui due mondi:
guerre, dolori e disperazione.
Gli anelli sono serpi che si attorcigliano su di me
non farmi indossare i suoi desideri
entra con me nella confusione dei segni
la messa ci trasporterà
laddove posso abbracciare in te il pianto degli alberi
quando sono colpiti dalla tempesta
dall’ululato della gente
e dagli interrogativi delle tombe.
Ti elevo verso il mattino
mentre le maledizioni mi succhiano come pioggia.
Il lamento non è per te abbastanza
né io sarò inghiottita dalla domanda.
Attento, amico mio
quando il mio cuore geme
il lutto spoglierà i tuoi insegnamenti,
come spettri che si levano portandomi da te.
Attento
che non cada questo cuore
perché cadranno i cieli
si scioglieranno
in ciò che hai taciuto
e hai rivelato …
(Monaco 1998)
Fawzi Al Delmi