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04/04/2011

ricordo-di-alfonso-gatto Estratto

Ricordo di Alfonso Gatto In occasione del Centenario della nascita di Alfonso Gatto, Giacomo Scotti ricostruisce la storia dei suoi incontri con il grande poeta salernitano a partire dal 1948, fino agli anni '70 e fino all'amicizia con Izet Sarajlic. Un ricordo commovente e ricco di notizie e informazioni inedite.
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Ricordo di Alfonso Gatto 2009 88-86203-54-3 32 Quaderni di Casa della poesia
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Difficilmente il dolore mi fa piangere, ma quando lessi sui giornali ed ascoltai alla radio della tragica morte di Alfonso Gatto avvenuta l’otto marzo 1976, beh, non riuscii proprio a trattenere le lacrime. Quasi vergognandomi di quella “debolezza”, le asciugai frettolosamente e andai a sfogliare qualche volume della mia biblioteca (ed oggi ripeto quei gesti) alla ricerca in esso del mio conterraneo scomparso. Sapevo dove cercare. Il primo libro a venir fuori fu l’Antologia poetica della resistenza italiana (1955) curata da Elio Filippo Accrocca (che me la donò durante un viaggio che compimmo insieme a Belgrado ed a Kragujevac) e da Valerio Volpini. Ma oltre alle poesie, tratte da Il capo sulla neve, nulla trovai di Gatto, nessuna annotazione che non fosse un’arida bibliografia. Nella Enciclopedia Garzanti della letteratura mondiale del 1972, alla voce Gatto, Alfonso, lessi: “La poesia di G., inizialmente legata ai modi dell’ermetismo, mira soprattutto a una sorta di decantazione del dolore quotidiano; ma ha dato voce anche ai temi della Resistenza e dell’impegno politico. Sul piano formale, essa è incline soprattutto a un andamento di canto.” Una nota biografica nell’Antologia dei poeti italiani dell’ultimo secolo curata da Giuseppe Ravegnani e Giovanni Titta Rosa, edita nel 1963, ricordava invece di Gatto: “La sua giovinezza fu inquieta e avventurosa, i suoi studi irregolari e ribelli” (e ci vidi qualcosa di me che mi accomunava al grande poeta corregionale), “i suoi mestieri furono vari e umili” prima di approdare al giornalismo. “Uomo di aperta umanità, nemico di ogni compromesso, dà ai suoi giorni e alle parole il fervore dell’animo, con dura sincerità”. Esatto, era proprio questi il Gatto che avevo conosciuto.

(...)

Giacomo Scotti