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04/04/2011

qualcuno-ha-suonato-cd-audio Estratto

Qualcuno ha suonato + CD Audio "Anche i versi sono contenti quando la gente s'incontra". La straordinaria raccolta antologica del "cantore di Sarajevo", il più grande poeta slavo del secondo Novecento.
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Qualcuno ha suonato + CD Audio 2009 88 – 86203 – 33 – 0 192 Poesia come pane Sinan Gudzevic, Raffaella Marzano Sinan Gudzevic, Raffaella Marzano
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NATI NEL VENTITRE', FUCILATI NEL QUARANTADUE

Questa sera amiamo per loro.
Erano 28.
Erano cinquemila e 28.
Ce n'erano più di quanto amore ci sia mai stato in una poesia.
Ora sarebbero stati padri.
Ora non ci sono più.
Noi, che sui binari di un secolo abbiamo condiviso
le solitudini di tutti i Robinson del mondo,
noi, che siamo sopravvissuti ai carri armati e non abbiamo ucciso nessuno,
mia piccola grande,
questa sera amiamo per loro.
E non domandare se sarebbero potuti tornare.
E non domandare se sarebbe stato possibile tornare indietro mentre per l'ultima volta,
rosso come il comunismo, bruciava l'orizzonte dei loro desideri.
Sui loro anni che non hanno conosciuto l'amore, coperto di ferite e dritto,
è passato il futuro dell'amore.
Nessun segreto di erba appiattita.
Nessun segreto di camicette sbottonate.
Nessun segreto di mano stremata e giglio caduto.
Ci sono le notti,
c'è il filo di ferro,
c'è il cielo che si guarda
per l'ultima volta,
ci sono i treni che tornavano vuoti e tetri,
ci sono i treni e i papaveri,
e con essi, con i tristi papaveri
in un'estate da soldati,
con una mirabile voglia d'imitarli,
gareggia il loro sangue.
E intanto sui Kalemegdan e sulle Prospettive Nevskij,
sui Boulevards del Sud e i Quais degli Addii,
sui Campi dei Fiori e sui Ponti Mirabeau,
meravigliose anche quando non baciano,
aspettano le Anne, le Zoje, le Jeanettes.
Aspettano il ritorno dei soldati.
Se non tornano,
daranno ad altri le loro spalle bianche mai abbracciate.
Non sono tornati.
Sui loro occhi fucilati sono passati i carri armati.
Sui loro occhi fucilati,
sulle loro Marsigliesi mai cantate fino in fondo.
Sulle loro illusioni crivellate.
Ora sarebbero padri.
Ora non ci sono più.
All'adunata dell'amore aspettano ormai tombe.
Mia piccola grande,
questa sera amiamo per loro.

(1953)

*

SARAJEVO

E adesso dormano pure tutti i nostri cari e immortali.
Sotto il ponte presso il II liceo femminile scorre gonfia la Miljacka.
Domani è domenica. Prendete il primo tram per Ilidza.
Naturalmente, posto che non cada la pioggia.
La noiosa, lunga pioggia di Sarajevo.
Chissà come si sentiva senza di lei Cabrinovic in carcere!
Noi la malediciamo, le bestemmiamo contro, e tuttavia mentre cade
fissiamo gli appuntamenti d'amore come fossimo nel cuore di maggio.
Noi la malediciamo, le bestemmiamo contro, sapendo che essa non potrà mai
far diventare la Miljacka né il Guadalquivir né la Senna.
E con ciò? Forse per questo ti amerò di meno
e ti farò soffrire meno nella sventura?
Forse per questo sarà minore la mia fame di te
e minore il mio amaro diritto
di non dormire quando il mondo è minacciato dalla peste o dalla guerra
e quando le uniche parole rimaste sono "non dimenticare" e "addio"?
Del resto, può darsi che questa non sia neppure la città in cui morirò,
ma in ogni caso essa sarebbe stata degna
di un me incomparabilmente più sereno,
questa città dove, a dire il vero, non ho sempre avuto molta fortuna
ma dove ogni cosa è mia e dove posso sempre
trovare almeno uno di voi che amo
e dirvi che sono disperatamente solo.
A Mosca potrei fare lo stesso, ma Esenjin è morto
e Evtusenko è certamente in giro da qualche parte della Georgia.
A Parigi come potrei chiamare il pronto soccorso
se non ha risposto neppure agli appelli di Villon?
Qui, se chiamo, persino i pioppi, che sono miei concittadini,
sapranno ciò che mi fa soffrire.
Perché questa è la città dove, a dire il vero, non ho avuto molta fortuna
ma dove tuttavia anche la pioggia, quando cade,
non è solo pioggia.

(1961)

*

AD ALFONSO GATTO

Caro Alfonso, loro vorrebbero questo:
che nessuno guardasse lo spuntar della luna sul Volturno se non il Volturno!
I Werter? Non ci sono! Estinti anche i Julien Sorel!
Che in tutto il mondo nessuno ascoltasse i Notturni di Chopin!
E visto che in questo nuovo paleolitico nessuno parla dell'amore,
visto che non c'è nessuno Nehljudov che per Katia perde tutto,
sul palco, con grandi ovazioni,
calca la scena un Darwin al contrario
e ci riporta all'era delle scimmie!

(1972-73)

*

UNA GRANATA TIRATA DAL MRKOVICI

È già da trenta ore
che le granate

piovono su di noi da ogni parte.
Una di queste
ha appena sorvolato
la mia poesia.
È stata tirata dal Mrkovoci
dove prima della guerra raccoglievo margherite
con la donna che amo.

(1992)

ULTIMO TANGO A SARAJEVO

Il novantaquattro, 8 marzo.
La Sarajevo degli amanti non si arrende.
Sul tavolo l'invito per il matinè di danza allo Sloga.
Naturalmente ci andiamo!
I miei pantaloni sono un po' logori,
e la tua gonna non è proprio da Via Veneto.
Ma noi non siamo a Roma,
noi siamo in guerra.
Arriva anche Jovan Divjak. Dagli stivali si vede
che viene direttamente dalla prima linea.
Quando ti chiede un ballo sembri un po' confusa.
Per la prima volta ballerai con un generale.
Il generale non immagina l'onore che ti ha fatto,
ma, a dire il vero, anche tu al generale.
Ha ballato con la donna più celebrata di Sarajevo.
Ma questo tango - questo è solo nostro!
Per la stanchezza ci gira un po' la testa.
Mia cara, è passata anche la nostra magnifica vita.
Piangi, piangi pure, non siamo in Via Veneto,
e forse questo è il nostro ultimo ballo.

(1994)